Giovedì Santo, celebrata oggi in cattedrale la messa crismale

Isacchi: ''Questo olio ci ricorda, insieme al nostro essere cristiani, anche il dovere di fare i cristiani, cioè di agire da cristiani facendo del vangelo la nostra unica regola di vita''

MONREALE, 28 marzo – E’ stata celebrata stamattina in cattedrale, così come avviene ogni anno in occasione del Giovedì Santo, la messa crismale, quella in cui sono benedetti gli oli santi che poi vengono distribuiti alle varie chiese della diocesi, per amministrare i sacramenti durante dell’anno.

La messa, alla presenza del clero diocesano, è stata presieduta dall’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi ed è stata caratterizzata dalla donazione, da parte del questore di Palermo, dell’olio ricavato dagli alberi di ulivo, piantati nel Giardino della Memoria di Capaci dedicato alle vittime della lotta alla mafia. Il gesto, già avvenuto l’anno scorso, prosegue anche quest’anno a nome della Polizia di Stato e dell’associazione “Quarto Savona 15”.

“A tutta la Chiesa monrealese - ha affermato nella sua omelia monsignor Isacchi - ripeto l’invito di Cristo: «Duc in altum» (Lc 5,4). Siamo chiamati a prendere il largo, ad abbandonare i lidi conosciuti e sicuri per immergerci nella novità di Dio, non come avventurieri impavidi in cerca di glorie e onori, ma come umili discepoli desiderosi di compiere la volontà del Padre per l’edificazione del Regno di Dio, “regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”.

Il santo crisma, infine, ci ricorda - ha affermato in chiusura l’arcivescovo - che lo Spirito del Signore è su di noi e ci rende capaci di portare a compimento il dono ricevuto. Può accadere che l’unzione ricevuta, rimanga un certificato riposto in un cassetto, oppure una celebrazione che non si trasforma in vita. Questo olio ci ricorda, insieme al nostro essere cristiani, anche il dovere di fare i cristiani, cioè di agire da cristiani facendo del vangelo la nostra unica regola di vita. Ecco, dunque, i tre verbi che consegno a tutti voi perché caratterizzino il nostro essere e fare Chiesa: curare, accompagnare, testimoniare”.