Amarcord dei miei anni ruggenti al liceo Basile e le mille trovate di Franco Pepe

Indimenticabile una gita a Montecatini

Nel 1982-83 insegnavo al Liceo Ginnasio “Emanuele Basile” di Monreale e Franco Pepe, oggi insigne avvocato civilista, frequentava il liceo monrealese, zeppo d’insegnanti di elevatissima cultura e professionalità. Vorrei ricordare la mitica Mariella La Rosa, Pino Scalici, Sonia Giordano, il sublime Preside Fedele Cannici, Paola Prizzi docente di Greco di Francesco ed infinita amica mia.

Se penso al liceo Basile, mi commuovo perché mi sentivo un naufrago che attraversava un momento buio nel mezzo dell’età di nostra vita. Avevo salutato il 68, la lotta di classe, la contestazione, le lotte per il diritto allo studio e la riforma dell’università, ma mi sentivo svuotato ed avvertivo i segnali del mio cambiamento radicale e la futura sofferenza. Avere scelto Franco Pepe, un istrione per amico, fu un toccasana per il mio morale a pezzi. Con Franco decidemmo all’unanimità d’interpretare Boccaccio e le sue novelle fantastiche. Franco, in ogni caso, doveva interpretare un Giufà moderno, tra finto scemo ed avvocato dei poveri. Alle 10,30 della nostra vita scolastica, chiedevo alla mia collega Paola Prizzi di fare scendere in presidenza l’allievo Franco Pepe, per comunicazioni urgenti. Franco in un batter di ciglia si faceva trovare puntuale davanti l’ingresso dell’ufficio di Presidenza. Fedele Cannici ci accoglieva con un sorriso da favola e nel giro di cinque minuti eravamo al Bar Mirto per una colazione ristoratrice. Mentre io intrattenevo il preside, Franco Pepe gli riempiva le tasche della giacca, di cornetti, caramelle e torroncini. Poi facevamo ritorno in classe ed aspettavamo la ricreazione alle 11,30. Fedele, il Preside, si avvicinava e mi sussurrava: “Salvino, chi è questo crastone, che quando ci troviamo al bar, mi riempie le tasche di cornetti e torroncini?” Non rivelai mai il segreto e sorridevo rispondendo: “Preside, è la tua buona stella!”

Nel marzo del 1983, nella qualità di delegato e tutor, mi recai con i fantastici ragazzi del liceo, a Montecatini per il viaggio d’istruzione. Nella visita alla Torre di Pisa, Franco Pepe si scatenò con una sua sceneggiata tipo “Amici Miei”. Dopo avere adempiuto tutti gli obblighi presso la biglietteria della Torre di Pisa, fummo autorizzati a visitare la Torre Pendente. Non scorderò mai il lungo tragitto di scale, per arrivare in cima alla torre! Purtroppo io fungevo da fanalino di coda, al fine di controllare gli studenti in salita. Dopo dieci minuti, si verificò l’inferno di cristallo. Si sentiva una voce straziante che scandiva il seguente messaggio: “Scappiamo, fuggiamo in fretta, la Torre di Pisa sta crollando!”. Riconobbi quel grido farsesco e quella voce. Cercai di rasserenare gli animi, ma si verificò un panico generale. L’ultimo allievo che si presentò all’appello, fu Franco Pepe vistosamente zoppicante. Nel giro di 5 minuti si presentarono i responsabili del celebre monumento; mi minacciarono, nella qualità di tutor, per procurato allarme e pericolo. Mi ricordo che Franco Pepe si avvicinò al direttore e gestore del monumento toscano, imprecando: “Che c’entra il professore? L’allarme l’ho procurato io in prima persona, perché sono scivolato dai gradini e perché sono scemo, dunque non c’è luogo a procedere! Chiami i vigili, la polizia ed al 100% chiuderanno la Torre di Pisa”. Povero direttore! Fu costretto a pagare la colazione per tutti. Provvedimento finale da parte mia: Da quel giorno Francesco ed io restammo agli arresti domiciliari in albergo, senza partecipare alle nuove escursioni nella splendida Toscana; mangiavamo e bevevamo alla grande ed alle 21,30 andavamo in discoteca per divertirci ed operare nuovi terribili tiri mancini. Presso la discoteca “Sound Rock” di Montecatini, nell’ultimo giorno utile del nostro viaggio d’istruzione, esplose la genialità di Franco e delle sue mille trovate. Premetto un antefatto significativo che mi aveva insospettito ed era foriero della trovata geniale di Franco in discoteca.

Dopo il nostro solito pranzo routinario in albergo, Franco mi chiese di scrivergli un testo sgrammaticato senza rime, in sintesi, un’invettiva contro i Toscani. Mi prestai volentieri e cercai di esaudire la richiesta innocente e provocatoria. Non l’avessi mai fatto! Alle 22 in punto, mentre m’intrattenevo con altri miei allievi presso il bar della discoteca “Sound Rock”, si materializzò la trovata geniale di Franco; con grande meraviglia di tutti i giovanissimi che affollavano il locale, il DJ annunziò un’esibizione fuori programma. Sul palchetto della musica c’era Franco, che con il microfono in mano e contorsioni del corpo comicissime, leggeva a tempo di rock duro, il mio testo sgrammaticato, senza rime e duro vs i Toscani. Per fortuna nostra, il locale era pieno di siciliani e napoletani! Franco ricevette una marea di applausi e standing ovation. Andai a prelevarlo di gran corsa e ritornammo in albergo, benedetti dalla buona sorte. In ogni caso, era nato il RAP a Montecatini by Franco Pepe. Forte di questi grandi successi, diventò un mito al Liceo Basile.
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