La bambinaia francese

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Di Bianca Pitzorno

Esiste, purtroppo, sulla narrativa per ragazzi una diffusa prevenzione sciocca che si aspetta da questo genere una certa tolleranza nei confronti della superficialità, dell’anacronismo storico, della retorica affermazione di principi etici da impartire come tali ad un pubblico che non ha gli strumenti culturali per contestarli.

Quanto di più lontano da tutto ciò è questo romanzo storico della Pitzorno dedicato ai ragazzi, ma adattissimo anche ad un pubblico adulto che abbia il piacere della riscoperta di un momento magico in cui la Francia (o forse bisognerebbe dire “il mondo”?) raccoglie l’eredità culturale della Rivoluzione del 1789, pur dovendo fare i conti con le mutate condizioni politiche.

E’ passato Napoleone; è passato il congresso di Vienna e gli aristocratici sono di nuovo a galla, al potere. C’è di nuovo la monarchia coi suoi privilegi; c’è l’analfabetismo delle classi povere; c’è il gossip di Parigi sugli eventi frivoli, sulla moda, sull’effimero.

Ma c’è anche il valore dell’istruzione e ci sono i principi della Rivoluzione ormai insinuatisi almeno in una parte della coscienza popolare.

Le disavventure di Sophie, bambina povera del quartiere Montmartre che casualmente viene adottata da Céline Varens, ricchissima ballerina di grido sui palcoscenici della Parigi che conta, che abita in Boulevard des Capucines ci intrigano, perché ci fanno misurare le difficoltà con cui si affermano principi sacrosanti come l’istruzione, l’emancipazione femminile, l’abolizione della schiavitù, l’evoluzione del diritto di famiglia.

Attraverso ciò che accade a personaggi a cui ci si affeziona subito, primo fra tutti il “Cittadino Marchese” (l’appellativo esprime già lo sforzo di sintesi di valori rappresentati dal personaggio e la condizione stessa della sua vita), ci si proietta nella letteratura abbondantemente citata nel romanzo, ad esempio, “L’abbazia di Northanger” di Jane Austen, a George Sand, a Victor Hugo, alle opere teatrali, alle opere letterarie e musicali di Rossini, ma soprattutto nella letteratura non citata, che tuttavia si avverte molto presente nella descrizione della vita quotidiana, in particolare “La comédie humaine” di Balzac.

C’è una trama intensa e ricca attraverso cui ci si trova al centro di uno scontro vivissimo fra concezioni opposte: quella aristocratica della conservazione del privilegio, della schiavitù, dell’ignoranza e quella democratica, sebbene post-rivoluzionaria, dell’uguaglianza, della fraternità e della libertà e soprattutto dell’istruzione vissuta come arma di difesa dal ricco sfruttatore.

Quanto attuale si rivela questa lezione, e non solo per i ragazzi, tutti possiamo misurarlo dalle cronache dei nostri giorni. Chi è al potere sa da sempre che un popolo ignorante si comanda facilmente, perché è facile subornarlo, attrarre la sua attenzione su fatti effimeri, per distoglierla dai disastri causati dai potenti. Ma c’è di più: oggi più che mai la dignità delle donne è offesa dalla volgarità imposta da chi ha il potere e possiede i mezzi d’informazione. Pitzorno ci ricorda che solo la cultura praticata fin dai primi anni di vita ci salva dalla barbarie. Un tuffo nei valori della Rivoluzione francese di cui tutti abbiamo urgente bisogno!

 

La bambinaia francese
di Bianca Pitzorno

Mondadori
ISBN 8804535059