Il manoscritto

Il manoscritto

Di Stephen Greenblatt

Devo sicuramente all’incontro col Prof. Domenico Romano, docente emerito di Latino all’Università di Palermo, la curiosità e l’innamoramento per Lucrezio. Domenico Romano, persona coltissima e autore di molti saggi letterari, nonché poeta appassionato della vita, era un cultore di Lucrezio che sapeva scatenare l’amore e la curiosità per questo Autore che spesso, purtroppo, anche nei licei classici, viene studiato in modo superficiale.

In me, profana, non letterata, ma semplicemente curiosa, ha saputo infondere l’ammirazione e lo stupore per un “antico” che aveva capito tutto della materia, dell’essere un tutt’uno col mondo.

Perciò, quando, per caso, ho visto questo libro esposto in libreria, non ho esitato a comprarlo e leggerlo è stata un’avventura formativa anche per me che ho, purtroppo, superato di molto l’età della “formazione”. Nel libro si troverà un percorso preciso e interessante per lo studio della storia della Chiesa e del monachesimo nel medio evo e nell’età moderna. Attraverso la lettura si comprenderà quanto dobbiamo tutti alla curiosità degli eruditi di quel periodo.

Andare in giro per conventi, alla ricerca di copie rarissime di scritti antichi, che si trattasse di manoscritti su papiro o pergamena, non solo era un’impresa intellettuale, ma anche un’avventura che richiedeva coraggio, determinazione, attrezzature, buoni cavalli e grande capacità di adattamento. Ci si rende conto della storia dell’impiego della carta che inizia nel XIV secolo, preceduto, per più di mille anni, dalla pergamena, ricavata dalle pelli di pecore, capre, cervi, mucche.

La pergamena doveva essere levigata con la pietra pomice, strumento indispensabile a tutti i bibliotecari dell’epoca. Si comprende come, essendo la copiatura una disciplina, un esercizio di umiltà e un’accettazione volontaria del dolore, l’incomprensione del testo fosse addirittura un pregio del copista. La curiosità andava in ogni caso evitata, a tutti i costi. Un copista non doveva comprendere, altrimenti avrebbe potuto alterare, seppure di poco, un testo privo di senso.

Era consentito soltanto correggere i lapsus calami raschiando l’inchiostro col rasoio e sbiancando la pagina in quel punto con una mistura di latte, formaggio e calce. Non era di questo avviso Poggio Bracciolini, il segretario del papa Giovanni XXIII, quello che poi fu destituito in quel periodo della storia della Chiesa che non fa certo onore a tale istituzione.

Quando Poggio, fiorentino coltissimo, nel 1417 scopre in un antico monastero in Germania l’unica copia avanzata del “De rerum natura”, già un’occhiata alle prime pagine gli basta per intuire di aver scoperto qualcosa di straordinario. Non può, però, da subito, comprendere che quanto sta per leggere sconvolgerà per sempre il suo universo mentale. L’Autore raffronta quel momento a quello in cui Freud, nell’atto di approdare al porto di New York per ricevere gli elogi degli Americani, dice a Jung: “Non sanno che portiamo la peste”.

Il primo sintomo di questa peste portata dal De rerum natura è l’ateismo, o meglio la convinzione di Lucrezio che gli dei esistano, ma sono assolutamente lontani dalla vita degli uomini e incuranti delle vicende umane. Perciò a nulla servono le manifestazioni di culto. Gli studiosi dell’età moderna, per poter studiare e tradurre tranquillamente Lucrezio senza essere accusati di eresia, interpretano il suo pensiero nel seguente modo: Lucrezio ha la sfortuna di vivere poco prima della venuta del Messia, perciò non può conoscere la verità. Almeno, però, si rende conto che tutti i riti religiosi dei suoi contemporanei sono superstizioni.

Quindi, in molte traduzioni, quando Lucrezio usa la parola religio, compare il termine “superstizione”. Quali sono, dunque, gli asserti che rendono eretico, esecrando e pericoloso il testo di Lucrezio?

1- Le cose sono fatte di particelle indivisibili
2- Tali particelle sono eterne
3- Tali particelle sono infinite nel numero, ma limitate come forma e dimensioni
4- Esse si muovono nel vuoto
5- Non esiste un creatore; non c’è finalismo; la provvidenza è una fantasia
6- La posizione delle particelle è indefinita: la deviazione occasionale da una traiettoria innesca una catena interminabile di collisioni.
7- La deviazione è condizione del libero arbitrio. Se il movimento fosse una successione di eventi predeterminati, non ci sarebbe libertà e gli eventi si susseguirebbero a catena, come decretato dalle Parche. Invece noi strappiamo alle Parche il libero arbitrio.
8- La natura sperimenta incessantemente, ossia gli esseri viventi si sono formati attraverso un lungo percorso fatto di tentativi ed errori (L’evoluzione!)
9- L’universo non è finalizzato agli esseri umani e non c’è alcuna ragione di credere che il genere umano durerà per sempre.
10- Non abbiamo un posto privilegiato nell’universo: siamo fatti della stessa sostanza di cui è fatto tutto il resto del mondo.
11- La nostra storia non prese inizio in un’età dell’oro in cui tutto era facile e abbondante: la società umana iniziò da una battaglia primitiva per la sopravvivenza
12- L’anima muore
13- L’aldilà non esiste
14- La morte non è nulla per noi
15- Le religioni organizzate sono illusioni superstiziose
16- Le religioni sono tutte crudeli
17- Non esistono angeli, demoni o fantasmi
18- Lo scopo della vita umana è l’aumento del piacere e la riduzione del dolore
19- Il maggior ostacolo al piacere non è il dolore, ma l’illusione
20- Comprendere la natura delle cose genera stupore

Ce n’è d’avanzo per tremare ad avere tra le mani un testo simile e non solo nel Rinascimento e nell’età moderna! Il libro esamina, poi, l’influsso del De rerum natura sui grandi della cultura non solo europea: Botticelli, la cui Venere è ispirata letteralmente ai versi 1,10-20, Savonarola, Marsilio Ficino, Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro, Giordano Bruno, Shakespeare, Montaigne, Galilei, Newton, e tanti altri, fino a Jefferson, il quale, a un corrispondente che gli aveva chiesto quale fosse la sua filosofia di vita, rispose: “Sono epicureo”.

Chi studia e/o insegna Scienza non può non ricordare durante la lettura tutte le difficoltà epistemologiche legate all’insegnamento di oggetti di conoscenza quali il vuoto, il principio d’indeterminazione, la visione probabilistica della struttura della materia e si rimane incantati e affascinati da questo antico che aveva compreso tutto e, soprattutto, ce lo ha reso con tanta Bellezza!

Per forza, le persone colte e curiose che in tutti i tempi si sono imbattute in Lucrezio, ne sono rimaste innamorate e molte fra loro non sono morte di vecchiaia, ma sul rogo, a testimoniare la loro libertà, il primato della Scienza sulla superstizione e della ragione sull’asservimento. Il libro è anche, ovviamente, un’occasione per rivedere piacevolmente l’opera di tanti intellettuali studiati al liceo e che abbiamo dimenticato. Un’occasione di studio e quindi di felicità.

Rosa La Rosa

Il manoscritto
di Stephen Greenblatt

Editore: Rizzoli