Gli scheletri nell’armadio

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Di Francesco Recami

Torniamo ancora a Milano, nella casa di ringhiera che abbiamo già conosciuto tempo fa. Stesso microcosmo di ritratti di quella Italia fatta di piccole storie quotidiane in un condominio di case popolari costruito nel primo novecento e abitato oggi da pensionati e famiglie problematiche.

Come in una commedia di Feydeau i personaggi si susseguono in un divertentissimo scambio di narrazione, come se osservassimo gli abitanti del condominio da un posto immaginario privilegiato al centro del cortile e da lì potessimo entrare nelle case a qualsiasi ora, penetrare nello stesso modo anche nei pensieri degli abitanti e perfino nei loro sogni.

È una scenografia teatrale nella quale porte, finestre, armadi si aprono e si chiudono su fatti, dialoghi e pensieri suscitando effetti esilaranti.

Protagonista ancora una volta Amedeo Consonni, vedovo, tappezziere in pensione, collezionista di fatti di cronaca nera dei quali conserva accuratamente i ritagli di giornali, nonno amorevole del piccolo Enrico e tenero amico della vicina, la professoressa Angela .

Un giorno inaspettatamente Amedeo riceve la visita del Barzaghi, col quale lavorava alla compagnia Wagon – Lits trenta anni prima. La fama di Amedeo si è diffusa ampiamente sui giornali dopo la soluzione del caso della sfinge di Lentate, per cui quando il Barzaghi trova in un’intercapedine di un suo vecchio casolare di campagna tre scheletri, invece di andare alla polizia a denunciare l’accaduto, a causa di quella ineffabile peculiarità dell’italiano medio che si rifiuta di avere a che fare con le forze dell’ordine in quanto causa, prima o poi, di “rogne”, il Barzaghi, dunque va dal Consonni e gli chiede se sia meglio far sparire gli scheletri nell’Adda o se sia il caso di scoprire a chi appartengano quelle ossa per poi liberarsene, ma con la curiosità soddisfatta.

Non solo, ma il Barzaghi ha incollato col silicone tutte le ossa, le ha imbustate nel cellofan da abiti e appese dentro un armadio – angoliera e ha trasportato questo mobile (di buona fattura e gusto) fin dentro la casa del Consonni.

Non vogliamo anticipare l’evoluzione degli eventi, ma si assicurano piacevolissime ore di lettura; tutto il condominio partecipa inconsapevole all’evolversi dei fatti, anche il piccolo Enrico disperato per la perdita dell’amatissimo orsacchiotto di peluche contribuisce ignaro a complicare il tutto.

Magistrale il ritratto del pensionato De Angelis avaro ma onesto, meticoloso custode della sua vecchia automobile e soprattutto del suo posto macchina nel cortile della casa, e della rinsecchita signorina Mattei – Ferri alla quale nulla sfugge; l’anziana biliosa usa con puntigliosità due cognomi (uno del padre e uno della madre) solo per distinguersi dagli altri, passa la sua vita nello spiare i vicini e chiunque entri nel cortile, piazzata dietro la porta finestra di casa sua, e rielabora azioni e dialoghi scrupolosamente captati, come malvagie congiure ai suoi danni.

Come in ogni commedia il divertimento è assicurato, nel nostro caso, il ritmo narrativo produce il crescendo del pathos, che si stempera poco alla volta nella soluzione di tutti (o quasi) gli equivoci dei quali solo il lettore sarà l’unico consapevole depositario.

Caterina Puleo

Gli scheletri nell’armadio
di Francesco Recami

Editore: Sellerio