Cari giovani neoeletti, portate il vostro entusiasmo in Consiglio comunale

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
l’ampio rinnovamento del consiglio comunale nella nostra città non può che essere visto favorevolmente. Papa Francesco, infatti, ha esortato più volte i giovani a “non guardare dal balcone la vita”, a non restare immobili, subendo passivamente tutto quello che accade attorno a loro e nel mondo, ma ad agire con forza e determinazione per essere protagonisti.

Per il nostro arcivescovo monsignor Pennisi, la disaffezione è causata da un certo modo di fare politica, caratterizzato dal tornaconto personale, dall’accaparramento e dalla gestione del potere pubblico. Egli auspica un ritorno dei giovani all’impegno sociale e politico, da concepirsi come una vocazione altissima, la più alta forma di carità cristiana.
E’ opportuno, dunque, che a questi consiglieri neoeletti, carichi di entusiasmo ma verosimilmente inesperti, vengano offerte occasioni di confronto e di formazione perché siano, in tempi ragionevolmente brevi, più consapevoli del ruolo e delle loro funzioni.
Fare buona politica significa affrontare i problemi concreti della gente e non fare promesse impossibili, rinviandole alle calende greche.
Certamente non possiamo pretendere che si ispirino a Sturzo, La Pira, Moro, Dossetti, Lazzati, modelli irraggiungibili di santità. Ma i cittadini monrealesi ricorderanno che nei decenni scorsi si sono distinte per la loro solida cultura e per la capacità di governo personalità come La Commare, Ferraro, Bordonali, Giacopelli, Li Calsi, Bertolino, Mortillaro per citare solo coloro che da tempo sono scomparsi. Per la loro generosità ed il loro impegno a favore degli artigiani, dei contadini, dei disoccupati: Salamone, Morello, Sciortino, Ganci, Vaglica, Giambruno, Mammina,Viola, Scalici....
Tutti sono stati stimati per il loro equilibrio, la loro dirittura morale, l’impegno per il bene comune.
Educare alla politica significa, dunque, coltivare davvero lo spirito di servizio, ma anche “sentirsi parte” di un compito comune, essere capaci di relazioni di reciprocità e di solidarietà, significa riscoprire la propria responsabilità civica nei luoghi dove siamo chiamati ad operare, respingere la concezione dell’homo homini lupus; significa, in altri termini, rinnovare continuamente il patto sociale e, come ho avuto modo in altro momento di sottolineare, rinforzare lo spirito comunitario.


Nella nostra città dovremmo sperimentare la bellezza di un vicinato autentico tra le persone e le famiglie, nei condomini, nei quartieri e nel Consiglio comunale. Solo, in tal modo, essa può diventare il luogo della ricostruzione della speranza in senso politico. Occorre, come afferma La Pira, “amare la città come parte della propria personalità” e partire dai bisogni concreti della gente e dalle aspettative esistenziali delle famiglie.
Il Presidente Sergio Mattarella ha sottolineato che per ridare un orizzonte di speranza al nostro Paese occorre innanzitutto “ricostruire quei legami che tengono insieme la società, fare in modo che le città siano piene di spazi che collegano, mettono in relazione, forniscono il riconoscimento dell’altro”.
E’ bene, pertanto, che tutti i consiglieri neoeletti, a prescindere dall’appartenenza politica, siano capaci di dialogare, evitando un linguaggio carico di disprezzo e di ostilità, avendo consapevolezza che il proprio bene è connesso con quello degli altri e cercando di mettere al primo posto gli interessi generali.
Sono un ingenuo o un visionario? Spero proprio di non dovermi ricredere. Ma sono profondamente convinto che una collaborazione sana e disinteressata all’interno delle istituzioni e nei rapporti con le varie realtà del territorio non è solo un dovere morale, ma una necessità. Si tratta di mettere al centro della propria iniziativa politica la persona umana, di venire incontro alle più legittime esigenze della popolazione tutta, di essere consapevoli delle sfide e dei rischi, di essere capaci di affrontarli mostrando di possedere le adeguate capacità tecniche, i necessari requisiti morali, la forza e il coraggio per fare il salto di qualità che la nostra città richiede.“Ridare un’anima alla politica”, non deve ridursi ad un semplice slogan.
Il neo sindaco Alberto Arcidiacono ha dichiarato che dopo i primi tre mesi provvederà a fare il primo “tagliando”.
Sarà un’occasione privilegiata per chiedere perché alcune situazioni rimangono incatenate nelle maglie della burocrazia, perché è così difficile progettare e realizzare strutture di servizio, quali sono le iniziative poste in essere a favore delle vecchie e nuove povertà e fragilità e per eliminare eventuali forme di assistenzialismo ispirato da meri interessi clientelistici.


Queste e tante altre questioni potranno e dovranno essere poste all’attenzione dei cittadini. Occorre, ad esempio, favorire tutte le possibili forme di associazionismo, di aggregazione di solidarietà tra i giovani, ma anche offrire occasioni di collaborazione e di impegno condiviso a cittadini di ogni età e sensibilità. Non sono pochi, infatti, coloro che possono impegnarsi e spendersi con serietà, competenza e passione per l’interesse di tutti. Si è cittadini solo perché si è solidali!
Occorre, altresì, attivare ed alimentare luoghi e opportunità di approfondimento, di discussione vera, libera e responsabile, per aiutare tutti ad orientarsi tra le questioni ed, eventualmente, farsi carico di esse.
E’ auspicabile, pertanto, che i giovani neoeletti non smarriscano l’entusiasmo e la passione per la polis ,avendo cura di impegnarsi soprattutto in progetti a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati che spesso si rivelano effimeri. Si avverte, infatti, da più parti la necessità di apertura di orizzonti e di prospettive nuove per cui valga la pena di entusiasmarsi e di lavorare.
Certamente emergeranno contraddizioni e dissensi, ma solo con la loro partecipazione attiva, consapevole e responsabile potremo non bruciare, bensì coltivare la speranza di vincere la sfida di cambiare la politica per renderla davvero più vicina ai cittadini ed impedire che i nostri figli siano costretti a realizzare altrove le loro aspirazioni ed i loro sogni.