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Questa pandemia ha sospeso il tempo, ma ora rotoleranno pietre politiche, economiche e sociali

fumetto di Mimmo Mirto

In riferimento alla pandemia da Covid-19 che sta investendo l’intero mondo, abbiamo l’obbligo civile e morale di analizzare in modo trasparente e costruttivo ciò che ci sta succedendo, il mondo in cui viviamo e quello che sarà necessario prospettare, per un domani migliore.

E’ necessaria una rigenerazione, una resurrezione di ciascuno di noi nel nostro interno, del nostro modo di relazionarci con gli altri, del nostro modo di interfacciarci con la Natura, della società in cui viviamo, della nostra economia, della nostra politica. Non possiamo chiuderci in egoismi, in materialismi: bisogna rigenerare, potenziare il nostro Spirito, spesso messo in soffitta per interessi voluttuari, futili, transitori. La Pasqua appena trascorsa ci insegna che dopo la crocifissione c’è la resurrezione. Ci sarà una ricostruzione materiale e spirituale: questo è il messaggio della Pasqua 2020. La Pasqua 2020 è un passaggio che sarà ricordato: vissuta nel silenzio, nell’isolamento, talora, nella perdita di ogni certezza, nel rivalutare il senso profondo delle cose. Ma sono tante le pietre che bisognerà far rotolare: politiche, economiche, sociali.
La civiltà moderna sta attraversando un periodo di decadenza di valori, di pensiero: è in piena confusione. L’umanità sta male, ha perso molti valori, coltiva spesso solo ingordigia e ricchezze, non rispetta la Natura. Imperano piacere e denaro.

Da questa drammatica esperienza, tragica per coloro i quali sono, purtroppo, deceduti, dobbiamo cogliere insegnamenti positivi. Intanto le necessarie misure di contenimento ci hanno fatto vivere diversamente dal passato le nostre abitazioni e abbiamo riscoperto il senso della famiglia. La solitudine ci ha fatto apprezzare il significato delle relazioni fra le persone, il distanziamento sociale ci ha fatto scorgere il nobile valore del saluto, degli abbracci; i vari divieti di spostamento il valore della libertà. Questa epidemia ha sospeso il tempo. Al vuoto delle nostre città, alle strade prive di automobili e di associati rumori, fa da contraltare il pieno delle nostre abitazioni, con le famiglie all’interno. Questa pandemia ci ha fatto riscoprire la bontà della chiusura delle attività commerciali nei giorni festivi: questo ha ridato adeguato valore alle festività, ha riconsegnato ad ogni lavoratore il diritto di dedicare questo giorno a sé stesso, ai propri hobby, alla propria famiglia, al potenziamento dello Spirito, per chi è credente. Il ripristino del “riposo del settimo giorno” è un insegnamento che dovremo recuperare e stabilizzare, anche dopo che sarà finita l’emergenza COVID-19. Non si può tornare indietro come se nulla fosse successo! Dobbiamo ripartire ma migliorando e correggendo. L’economia non potrà ricacciare l’uomo nella spirale della schiavitù del profitto. Il cambiamento dovrà riguardare il nostro essere e le nostre azioni.

Durante questa pandemia in Italia, in Europa, nel resto del Mondo sono deceduti decine di migliaia di persone anziane. Decedute sia per la loro fragilità, legata all’età e/o alla presenza di patologie, ma sia, talora, per la mancanza di posti letto nei reparti di terapia intensiva, per cui ci si ritrovava impotentemente costretti a favorire il ricovero a chi avesse migliori prospettive di guarigione. Selezionare in base all’età l’accesso alle cure è inaccettabile, non si può violare il principio della dignità umana. Agli anziani devono essere garantiti terapie appropriate: è il principio etico del diritto alla cura per tutti. Quello delle persone avanti negli anni non è una vita da scarto. La cultura dello scarto, come la definisce Papa Francesco, della civiltà moderna è affiorata, anche in questa tragica esperienza! Sono andate via con Loro le nostre radici storiche, parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni. A Loro avremmo dovuto dedicare maggiore attenzione, maggiore riguardo: sono Loro che, con grandi sacrifici, hanno contribuito alla ricostruzione della nostra Italia, subito dopo il secondo conflitto mondiale. Sono Loro che ci hanno allevato, cresciuto, educato, ci hanno consentito di crescere in condizioni di agiatezza, ci hanno consentito di studiare e di migliorare. A tutti Loro va il nostro Grazie, la nostra Riconoscenza.
Ma questo aspetto ci obbliga a riflettere per trovare adeguate soluzioni per il domani.

Uno fra i vari cambiamenti, che dovrebbero seguire a questa crisi , sarebbe il rilancio degli investimenti da destinare alla Sanità Pubblica e alla Ricerca. La spendig review negli ultimi decenni ha provocato tagli alla Sanità, alla Ricerca, alla Scuola, alla Cultura. In questi mesi abbiamo visto in televisione immagini di medici ed infermieri catapultati in prima linea senza adeguati mezzi, senza adeguati dispositivi di protezione individuale. Li abbiamo definiti eroi. Dalle corsie degli ospedali, stracolmi di ammalati, è spesso rimbalzato fuori il grido di dolore “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato”! La spendig review ha determinato la chiusura di molti ospedali, la contrazione del personale medico e paramedico: la Sanità Pubblica è al collasso, soprattutto, nel centro-sud dell’Italia. Adeguati investimenti in ambito Sanitario, nella Ricerca, nella Scuola, nella Cultura, rappresentano il propellente fondamentale, per far rinascere una Nazione, costruendo un futuro migliore. La ricerca in Italia, a causa della spending review, da decenni non fa parte dei programmi politici. La Ricerca è stata lasciata in miseria. L’investimento in Ricerca è qualcosa il cui frutto si raccoglie a distanza: tutto ciò fa sì che non sia attenzionato dalla politica, che mira, con miopia e miseria, al vantaggio immediato, all’imminente interesse elettorale, con fondi distribuiti a pioggia, per un maggior consenso elettorale. In questo momento storico, la rincorsa spasmodica del profitto impedisce che i governanti sappiano prendere decisioni lungimiranti, di ampio respiro, capaci di immaginare un futuro oltre le scadenze elettorali. Senza investimenti in Ricerca il Paese non può crescere e ne consegue la fuga di cervelli verso l’estero, con conseguente caduta sempre più a fondo. Pertanto, bisogna ripartire rimodulando la destinazione delle risorse pubbliche, indirizzandole prevalentemente verso quei settori che sono in sofferenza ed oggi ne abbiamo avuto triste dimostrazione: Sanità Pubblica, Ricerca Scientifica, Scuola, Cultura. Sarà altrettanto doveroso vigilare, in fase di rilancio, che le risorse pubbliche finiscano a destinazione e non nei rivoli dell’inefficienza e della corruzione.


Questi argomenti ci portano a riflettere sulla nostra Politica, sui nostri Governanti. La vita politica odierna, spesso, procede secondo gli schemi della scemenza, dell’intorpidimento morale, dell’eclissi del decoro, dell’approssimazione; spesso appare rifugiata nel castello, nel palazzo, senza alcuna capacità di leggere i bisogni della società, dell’uomo; rinchiusa a riccio su se stessa per tutelare privilegi ed interessi. Le Istituzioni ci appaiono svuotate di significato, sclerotiche. Gli uomini politici ci appaiono come scatoloni vuoti, sprovvisti di interiorità, di significato: ci appaiono come delle maschere grottesche. La nostra è l’epoca dell’incompetenza, con una classe dirigente spesso digiuna di alfabetizzazione istituzionale, di etica, di senso del dovere e di spirito di servizio. La sottomissione della Politica alla tecnocrazia ed alla finanza non è più accettabile, poiché, oggi, l’interesse economico finisce per prevalere su bene comune. Il paradigma tecnocratico, oggi, tende ad esercitare il proprio potere anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione ad eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. E’ necessario liberarsi dal paradigma tecnocratico imperante. Bisognerà, domani, procedere verso una coraggiosa rivoluzione culturale, rallentare la marcia e guardare la realtà in un altro modo e favorire uno sviluppo umano e sociale più sano e fecondo. La Politica non dovrà sottomettersi all’economia e questa non dovrà sottomettersi alla tecnocrazia. Politica ed economia dovranno porsi al servizio della vita, specialmente della vita umana. Sarà necessario una Resurrezione anche e soprattutto nella vita pubblica: rigenerazione morale e spirituale. Così come nel Tao ci sono In e Yang, si assiste ad un succedersi di eventi, lo stesso oggi morte e rinascita, sventura e speranza sono esperienze che si combinano fra loro. Per la ricostruzione della Nostra Italia sarà necessario mettere da parte egoismi, individualismi; bisognerà mettere insieme le migliori intelligenze, le migliori forze con vedute di lunga gittata, le migliori competenze : sarebbe necessario e auspicabile una nuova fase Costituente. Bisognerà mettere in gioco uomini con una coscienza nuova.


E di rinascita nei giorni scorsi hanno parlato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il Pontefice Papa Francesco. Il vuoto della Politica in queste settimane è stato riempito dalle presenze e dal sacrificio sul territorio di medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine, preti: sono loro che con la loro generosità hanno tenuto il Paese in piedi. Quando sarà il tempo della ricostruzione, non avremo bisogno dei tecnici di turno, ma di Servitori dello Stato, che abbiano una idea dello Stato e della Società, che sappiano risanare le ferite della Nazione, prima che scatti rabbia e disperazione. Sarà necessario una classe dirigente che sappia parlare alla gente in maniera franca, leale, trasparente. Che sappia abitare i palazzi del governo con la stessa dignità dimostrata dagli Italiani in questi giorni; che dimostri coraggio, responsabilità, senso di umanità, coesione e concordia. Servirà una mobilitazione delle anime di tutti i migliori, che prenda in mano le iniquità umane ed ecologiche e si prefigga di risolverle, nell’interesse di tutti.


E rimanendo in Politica è da osservare con forte sgomento e preoccupazione che il COVID-19 sta liquefacendo la fragile Europa, anche se è grande il desiderio di una Europa unita e solidale. Il COVID-19 ha dimostrato che le distanze tra Uomini, tra Nazioni, tra Continenti non esistono; non possono più esistere disuguaglianze sociali, economiche: tutti quanti dovremmo essere domani cittadini della casa Terra. E’ augurabile che il COVID-19 possa determinare la nascita degli Stati Uniti d’Europa. Ma oggi osserviamo lo scellerato egoismo di alcuni Paesi del Nord Europa. Bisognerà superare ogni sciagurato nazionalismo: in casi come questo non ci si salva da soli o isolando chi viene colpito maggiormente. Indicatore di scarsa collaborazione Internazionale è stato, inizialmente, la notevole difficoltà vissuta dagli Organi di Governo Italiani, nel tentativo di reperire all’estero dispositivi di protezione individuale e ventilatori polmonari, successivamente convincere gli stati del Nord Europa a finanziare con fondi comunitari l’emergenza. In Europa, purtroppo, i muri di egoismo nazionali sono tornati a fortificare i confini dei singoli Stati. L’Europa è, oggi, visibilmente implosa, sembra un involucro vuoto, priva di un’anima. L’aumento delle disparità di reddito causato dalla crisi economica potrebbe finire per rafforzare i vari sovranismi, sparsi in Europa.


La necessità di far fronte all’emergenza non può esimerci dal valutare dove ci porterà questa terribile esperienza, quale mondo ci attenderà, quando ci saremo liberati dal COVID-19. Lo stop alle attività produttive provocherà un crollo del PIL nel 2020 in Italia, come nel resto del mondo. Una crescita faticosa e lenta potrebbe tornare entro fine anno. Ci auguriamo un riequilibrio della spesa pubblica a favore della Sanità Pubblica, della Ricerca, della Scuola, della Cultura, del Welfare. Si potrebbe iniziare riducendo le risorse pubbliche destinate all’industria delle armi. In questo momento non possiamo permetterci di investire risorse in strumenti di morte, ma c’è l’obbligo morale di indirizzare le risorse finanziarie verso strumenti di vita. Inoltre, appare chiaro che le fabbriche Italiane e dell’intero Occidente hanno spesso stretto rapporti con fornitori a distanza di migliaia chilometri. La macchina degli scambi si è inceppata, ha di molto rallentato la sua velocità, per effetto del COVID-19. Ci sembra improbabile che possa tornare a correre al ritmo degli anni d’oro della globalizzazione.

Le drammatiche difficoltà vissute, nelle scorse settimane, dall’Italia nel rifornimento di medicinali, reagenti, dispositivi di protezione individuale, ventilatori polmonari, sono la conferma che è stato un grave errore di programmazione industriale, delocalizzare buona parte della produzione di questi prodotti in Cina ed in India. Quindi, domani sarà necessario un’attenta programmazione della produzione industriale in ambito nazionale. Sarà, altrettanto, necessario ridurre i finanziamenti pubblici verso l’industria bellica e destinare queste ingenti risorse, ad esempio, per la prevenzione del dissesto idrogeologico del nostro territorio, altra piaga del nostro paese; favorire e programmare una riconversione industriale ed energetica, dando spazio allo sviluppo di strumenti per la produzione di energie pulite e rinnovabili, a zero impatto ambientale. Bisognerà progettare una nuova economia che difenda e garantisca la vita e non l’accumulazione di capitale.
Abbiamo bisogno di un cambiamento economico e culturale, se vogliamo ridurre i rischi per il futuro. Noi non siamo l’unica forma vivente che ha diritto alla vita sul nostro Pianeta. E’ la Terra a garantirci la vita. Abbiamo l’obbligo morale di difendere la Terra. Ciò che facciamo alla Terra, nel bene o nel male, si riflette su noi stessi. Dobbiamo rendere proficuo il nostro esistere sulla Terra, per preservarLa in favore delle generazioni future. Non possiamo continuare a saccheggiare la Terra.

Lo sfruttamento sconsiderato della Natura rischia di distruggerLa ed a sua volta rischia di farci diventare vittime. La sfida urgente è di proteggere la nostra Casa Comune e unire tutti gli sforzi nella ricerca di uno sviluppo sostenibile. C’è una stretta relazione tra diffusione di virus e inquinamento . Il particolato disperso in atmosfera funziona da vettore per molti contaminanti, virus inclusi. I cambiamenti climatici mettono in moto una reazione a catena, che minaccia la nostra sopravvivenza. Aumento delle temperature e distruzione di habitat naturali, costringono alla migrazione gli animali, soprattutto selvatici, che devono adattarsi a climi e luoghi diversi. Anche i loro patogeni migrano e si adattano a climi e luoghi diversi, con la conseguenza di una maggiore diffusione a livello territoriale. E il salto di specie verso l’uomo è sempre più probabile. La pandemia da COVID-19 non è un caso isolato, ma un fenomeno che si è già presentato in passato con la SARS, la MERS, il virus Ebola e che rischia di ripetersi in futuro . Non possiamo, finita l’emergenza, ritornare agli stili di vita precedenti. Noi esseri umani stiamo contribuendo alla distruzione della Terra che ci circonda. Se l’Uomo non impara a prendersi cura della Terra e dei suoi problemi, allora sarà la Terra a spazzarci via. L’economia moderna considera la vita al suo servizio, teorizza una crescita economica infinita, nonostante il Pianeta abbia risorse limitate; preleva una quantità di risorse maggiore rispetto a quello che la Terra è in grado di rigenerare. Sono peggiorate le relazioni tra noi e la Natura. Dobbiamo riconoscere la nostra fragilità e l’interdipendenza con il resto della Natura. L’interdipendenza delle creature è voluta da Dio. Le innumerevoli diversità e disuguaglianze presenti in Natura stanno a significare che nessuna creatura basta a se stessa, che esse esistono solo in dipendenza le une dalle altre, per completarsi vicendevolmente. Quanti gas inquinanti e polveri sottili vogliamo ancora immettere in atmosfera, senza farci ancora più male?

Dobbiamo favorire una transizione verso la green economy, programmare una agricoltura sostenibile, sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestale e marine, assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile. Purtroppo, l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano, per quanto riguarda la responsabilità, i valori, la coscienza. Per tale motivo, è possibile che oggi l’umanità non avverta la serietà delle sfide che le si presentano. Oggi all’umanità mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità elevate.

La difesa della natura inizia molto prima della comparsa della malattia: deforestazione, inquinamento atmosferico, allevamenti non più sostenibili sul piano ambientale e sanitario, bisogna urgentemente che correggiamo queste cattive abitudini. La Terra non è un oggetto a nostra illimitata disposizione e sfruttamento, che possiamo alterare a piacimento, ma può morire e trascinarci nel disastro. Dovremmo combattere, correggere le esasperazioni che sono contenute nella civiltà dello sviluppo. Il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio, è necessario il risveglio di una nuova riverenza per la vita, una nuova risolutezza nel raggiungere la sostenibilità. Errato sarebbe ritornare come prima e non cogliere gli avvertimenti che questa pandemia contiene.