L’azione di contrasto a Francesco da quel suo ''Buonasera''

fumetto di Salvatore La Mantia

Gentile Direttore,
l’articolo di don Enzo Bellante ha il merito di avere in qualche modo sollecitato una presa di posizione pubblica rispetto a tutto ciò che sta avvenendo attorno all’azione di Papa Francesco.

Si potrebbe dire che è stato un gettare il sasso in uno stagno per creare quei cerchi concentrici tali da smuoverci da un torpore letale per la nostra vita intellettiva, già semi annichilita dalle preoccupazioni per i rischi derivanti dall’epidemia, ed alla ricerca di certezze scientifiche o quanto meno di rassicurazioni sul nostro futuro.
Dunque, raccolgo anch’io la sollecitazione, come membro di questa koiné che è la Chiesa, per un modesto contributo su una questione che riguarda sì la persona di Papa Francesco ma riguarda soprattutto la stessa Chiesa, il suo ruolo e la sua missione.
Già all’affacciarsi dalla Loggia di San Pietro con quel suo poco papale saluto “buonasera” è scattata un’azione di contrasto all’azione che Papa Francesco ha avviato sin dalla sua elezione, diventata di giorno in giorno sempre più marcata con accuse di “deviazionismo” (per usare un termine in voga in altri contesti) e persino di eresia.

In questa crociata (il termine non è improprio) si sono imbarcati ambienti di varia natura e provenienza i quali, utilizzando tutti i mezzi messi a disposizione dalle nuove tecnologie e con l’impiego di risorse economiche, sulle quali è legittimo porsi qualche domanda anche con riferimento ai veri interessi in gioco, si sono votati alla contestazione radicale di questo Papato sino, in alcuni casi, a disconoscerne la legittimità e chiederne addirittura le dimissioni; ricordo l’articolo di un giornalista – si badi bene, non un teologo o un esperto di diritto canonico, ma un giornalista – che all’indomani dell’elezione ne mise in dubbio persino la validità. In questa operazione di costante delegittimazione taluno è arrivato persino ad accusare Benedetto XVI – individuato strumentalmente, a volte, come contraltare a Francesco – di avere creato, con la sua rinuncia, le condizioni per questo vulnus alla Chiesa. Come si vede, c’è in campo tutto un armamentario buono per una lotta senza esclusione di colpi con l’obiettivo, peraltro ormai palese, di rappresentare Papa Francesco come “abusivo” e quindi, nella più benevola delle ipotesi, con l’invito a farsi da parte.

Ma veniamo alle accuse. La pubblicistica ci ha offerto una lettura dei fatti incentrata per lo più su una diversa, se non contrapposta, impostazione teologica che vede da un lato il Papa che pone sul tappeto temi - matrimonio, celibato, comunione ai divorziati, ambiente, dialogo con le altre religioni (in particolare l’Islam) ed in ultimo la questione dei “viri probati” – sui quali la Chiesa dovrebbe interrogarsi per individuare, eventualmente, soluzioni nuove alla luce del mutare dei tempi e delle situazioni e dall’altro chi, prendendo a pretesto la difesa della fede come ricevuta dalla tradizione, nega persino la possibilità che su tali temi – certamente cruciali – vi siano approfondimenti e confronti e con ciò creando quel disorientamento che, a loro dire, vorrebbero combattere.
Non mi azzardo neanche ad entrare nel merito di disquisizioni di natura teologica e riconosco che su questi temi vi possano essere e vi sono sensibilità diverse; del resto, nella storia, anche recente, della Chiesa non mancano gli esempi; però molti di questi problemi sono stati affrontati e hanno trovato soluzione nei Concili e nei meccanismi interni al governo della Chiesa, senza la necessità di produrre sconquassi.
Tuttavia, la virulenza con la quale si è scatenata questa opposizione a Papa Francesco è stata fin da subito assai sospetta e, col passare del tempo, si è infine manifestata per quello che è: una strategia per contenere il rischio di una Chiesa che possa essere pilotata verso lidi non precisamente collimanti con gli ambienti politici ed economici che se ne sono, più o meno apertamente, intestati la paternità.
No, a me pare proprio che negli attacchi a Papa Francesco la teologia c’entri poco o nulla e che essi vengano utilizzati per scardinarne l’autorità attraverso un castello di notizie da offrire all’esterno come difesa di principi irrinunciabili.

Dove sta dunque la pericolosità di Francesco? Essa si trova esattamente al punto di intersezione tra pastorale sociale ed etica economica che produrrebbe, secondo una certa narrazione, quel (presunto) “scandalo” sul quale si è intrattenuta la Professoressa Fedele con considerazioni che condivido pienamente.
Avere puntato l’obiettivo della sua azione pastorale sulle periferie del mondo, su coloro che stanno ai margini (del benessere), ponendo attenzione su milioni di persone alle prese con i problemi della fame, delle malattie, dello sfruttamento e della guerra, per citare solo alcuni dei temi affrontati da Papa Francesco, è e rimane la sua colpa più grave agli occhi di un certo mondo che, guarda caso, ruota attorno ad una forma di capitalismo senza regole e con un orientamento politico ben riconoscibile (e non occorreva la trasmissione televisiva per capirlo), quanto vicino al Vangelo di quel Cristo di cui abbiamo appena celebrato Passione e Morte lascio a Voi giudicare.
C’è da augurarsi che lo Spirito Santo illumini le menti di tutti noi per ritrovare il vero senso dell’appartenenza all’unica Chiesa di Cristo, sotto la guida del Papa a cui per il momento dalla Provvidenza Divina è stata affidata.