Don Tonino Bello, il vescovo col grembiule

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
certamente nella vita di ciascuno di noi non sono mancate personalità che si sono imposte per il fascino del loro pensiero e per il loro stile di vita.

Le loro idee ci hanno ispirato e sono state il punto di forza che ci ha consentito di affrontare e superare le sfide che la vita ci ha presentato. E questo assume ancor di più valore in questo nostro tempo complesso, caratterizzato dall'indebolirsi del rapporto di autorità tra genitori e figli, dalla frattura tra le generazioni, dall'affievolirsi del senso religioso.

Una figura che ha avuto un ruolo rilevante nella formazione di molti giovani negli anni 80/90 è stato indubbiamente don Tonino Bello, vescovo di Molfetta in Puglia, scomparso prematuramente il 20 aprile del 1993. Ho avuto modo di conoscerlo grazie ai suoi numerosi e appassionati interventi rivolti ai giovani dell'Azione cattolica per invitarli all'essenzialità di una vita fatta di impegno e di servizio, ad esprimersi non solo all'interno delle parrocchie, ma soprattutto nei luoghi di lavoro dove si vive la vita di ogni giorno con le sue lotte e le sue gioie.

Il suo era un invito forte a combattere lo scetticismo e l'indifferenza, ad essere capaci di andare anche “sulle frontiere del sociale e del politico per testimoniare i valori cristiani, ad essere uomini non a mezza costa, ma fino in fondo, anzi fino in cima, promotori di una Chiesa sempre più aperta all'accoglienza dei più poveri”. Don Tonino fu un vescovo coraggioso, capace di scelte nette e coerenti, dotato di profonda cultura, anticonformista, scomodo, carico di spirito rivoluzionario. Prese apertamente posizione a favore delle migliaia di profughi albanesi che erano sbarcati a Bari, fu protagonista di molte battaglie a difesa della pace.

Non esitò a dire il proprio deciso No alla guerra, alla corsa agli armamenti, all'installazione dei missili a Comiso e a Crotone, alla costruzione di poligoni di tiro nel territorio della Murgia in Puglia. Si impegnò a promuovere la campagna per l'obiezione fiscale alle spese militari, organizzò e guidò una difficile e pericolosa missione di pace a Sarajevo, città devastata dai bombardamenti, malgrado il terribile male che lo stava lentamente consumando.

Don Tonino non amava fare sfoggio di titoli ecclesiastici; ricordiamo la sua ferma sollecitazione ad essere “Chiesa con il grembiule”, un'immagine ripresa dalle celebrazioni del giovedì santo per chiedere di evitare “protagonismi da copertina” e di rinunciare a tutti i segni esteriori del potere per testimoniare il dovere e la bellezza di essere sempre al servizio degli ultimi, delle persone disagiate e sofferenti, viste come vera ricchezza della Chiesa.

Don Tonino Bello, nominato Venerabile nel 2021 da papa Francesco, per il suo stile di vita semplice, gioviale, colloquiale, per il suo radicalismo evangelico, fu un vescovo speciale che amava la sua terra ed era capace di arrivare al cuore della gente, di presentare una Chiesa autenticamente missionaria. Il suo invito a vivere il Vangelo senza sconti è sempre attuale.