Tolo tolo (2020)

Film di genere commedia del 2020, durata 90 minuti, diretto da Luca Medici/Checco Zalone, prodotto da Taodue Film, distribuito da Medusa Film, con Checco Zalone, Souleymane Silla, Manda Touré, Nassor Said Birya e Alexis Michalik. A distanza di quattro anni dall’uscita di Quo vado?, l’attore pugliese ritorna al cinema con un’opera diversa dalle precedenti raccontando, tramite la sceneggiatura da lui curata insieme a Paolo Virzì e alla sua musica, la dimensione erariale e politica dell’Italia e il fenomeno dell’immigrazione e dei conflitti bellici del continente nero, attraverso il noto linguaggio della commedia italiana zaloniana – già espressa nelle precedenti pellicole – affidando la fotografia a Fabio Zamarion.

Checco, sognatore e ambizioso imprenditore, rifiuta il reddito di cittadinanza per aprire il suo locale, il “Murgia & Sushi”, un ristorante giapponese proprio a Spinazzola, nel cuore delle Murge. Sembra proprio che tutto vada per il verso giusto e, dopo appena un mese, arrivano i guai. Il protagonista, immagine dell’italiano medio attuale, è infatti un evasore fiscale e, in seguito ad un grave pignoramento, è costretto a fuggire dall’Italia per scamparla dai suoi creditori, nella speranza di fare fortuna altrove.
Nome?
Pierfrancesco Zalone, ma tutti mi chiamano Checco.
Nato?
Sognatore!

Dalla Puglia al Kenya: Checco trova un’occupazione in un resort di Malindi, come cameriere. Lì si invaghisce Idjaba – Mandà Touré – la donna delle pulizie del villaggio turistico e fa amicizia con il collega Oumar - Souleymane Silla – un intellettuale, innamorato dell’Italia – tanto che venderebbe l’anima al Diavolo per riuscire a raggiungerla – e appassionato dell’opera cinematografica neorealista di Roberto Rossellini, Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini.

A causa di una guerra improvvisa, Checco sarà nuovamente costretto a scappare e, sulle note di Vagabondo (Nicola Di Bari, 1970), insieme all’amico Omar, abbandonerà il resort ormai distrutto dalle bombe per dirigersi in un nuovo villaggio, non turistico, bensì tribale. E mentre le TV italiane, per la gioia dei parenti, lo danno per disperso, nel nuovo villaggio, il pugliese, viene accolto a braccia aperte.
Ciao, piacere Checco. Non ho spiccioli, ma che vogliono?
I più piccoli non hanno visto mai un uomo bianco.

Se in un primo momento, l’approdo di Checco nella tribù ha portato fortuna, con l’arrivo delle milizie al villaggio, dopo esser stato “venerato”, i due sarà nuovamente costretti a fuggire e per la prima volta – se non l’unica – pensa seriamente di tornare in Italia.
Ascolta Mamma, devi chiamare la Farnesina o Mattarella e farmi mandare un volo di Stato.
Checco, ti devi estinguere!
Ma che cretina, passami Mamma.
Checco, se ti estingui finiscono tutti i debiti.

Il suo desiderio, in realtà, resta quello di raggiungere il Liechtstein per via del segreto bancario. Tuttavia, ormai in fuga, dopo aver rimproverato – con un atteggiamento “fascista” –  i compagni di viaggio per la mancata protesta in merito al disservizio, incontra Idjaba in compagnia di un bambino e, da quel momento, percorreranno insieme la strada in questo viaggio ricco di insidie, con l’obiettivo di raggiungere quanto prima il vecchio continente.
Come ti chiami?
Doudou!
Come il cane di Berlusconi?

Come San Francesco, Checco dovrà rinunciare ai suoi beni materiali per ricavare il denaro che garantirà loro il posto nella barca. Allo stesso tempo, comincia ad immaginare un’Italia prettamente globalizzata e una vita felice al fianco della sua amata donna, mentre insiste nella sua testa la canzone di Mino Reitano dedicata al Belpaese. Durante il tragitto nel deserto, tra l’altro, conoscono un famosissimo reporter francese, testimonial di una crema antiage, di nome Alexandre – Alexis Michalik – che, in qualità di inviato per testimoniare con la sua videocamera l’esperienza dei migranti, verrà catturato e trasportato insieme a loro in un campo di prigionia. Ma se per il reporter francese, la soluzione, porterà il nome di Emmanuel Macron, l’alternativa di Checco, non sarà quella del capo di Stato italiano, anzi: al cellulare, il pugliese, proverà a chiedere i soldi del riscatto a Nichi Vendola.

Attraverso un’ottima strategia, l’intera banda riuscirà a scappare dalla prigione e ad inoltrarsi nelle acque del Mediterraneo attraverso una barca, tra le onde e le intemperie della notte che causeranno una grave avaria al motore, prima di essere recuperati da una ONG spagnola – Mar de Amor – laddove avrà luogo una vera e propria lotteria di migranti in seguito alla disposizione del ministro degli Esteri italiano.
C’è un meccanico nella barca?
No, ci vorrebbe una radio.
La radio è guasta.
C’è un tecnico sulla barca?
No, ci vorrebbe un lanciarazzi.
Mo’ vuoi vedere che non c’è un terrorista qui!

Checco Zalone, attore e per la prima volta regista, in riferimento alle tematiche affrontate e, attraverso una commedia “neorealista”, ripercorre le vicende politiche che hanno condizionato negli ultimi anni l’Italia, mettendo in risalto una questione come quella dell’immigrazione, confrontando il rilevante fenomeno con un personaggio che rispecchia la figura del classico “italiano medio”, materialista, misogino, spesso disinformato e viziato dall’opinione pubblica, che tende a cedere dinnanzi all’apologia di reato e quasi nostalgico di epoche mai vissute. E se da un lato l’artista pugliese tende a denunciare i dettami dei partiti estremisti, dall’altro lato condanna le scelte delle forze moderate le quali, attraverso una politica opinabile, hanno concesso – tramite il servizio delle organizzazioni non governative – di fomentare il business dell’immigrazione a favore delle organizzazioni criminali.  
Ehi, farai la brava risorsa?
Ehi Checco, mio figlio mi ha detto che ne hai bisogno.
No, non posso accettare, tu paghi già le pensioni.
No Checco, io non verso i contributi all’INPS.
Allora li accetto!

 


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