Cimitero di San Martino, gli inquirenti approfondiranno la posizione di Comune e Asp

Non effettuati i controlli. Cauto il Gip sulla vicenda

MONREALE, 27 maggio – Ieri peri centralinisti della caserma dei carabinieri di Monreale è stata una giornata di superlavoro: sono arrivate telefonate da tutta Italia da parte di parenti di defunti seppelliti a San Martino delle Scale che chiedevano se potevano ancora trovare i loro cari nel loculo nel quale lo avevano lasciato.

Una domanda alla quale è difficile, se non impossibile rispondere, considerato che ad essere state distrutte o spostate sono state tanto salme, tanto che le ossa di tante di loro venivano mischiate a terra, cemento. Tutti assieme in una sorta di fossa comune che certamente renderà quasi impossibile l’identificazione dei defunti così brutalmente maltrattati.
Adesso, dopo che la gestione del cimitero di San Martino è tornata nella piena titolarità dell’Abbazia, alla quale, in pratica, era stata tolta, sarà compito di quest’ultima eseguire un vero e proprio censimento.
Ma un aspetto di grande importanza – e questo, invece, è compito degli inquirenti – sarà invece quello di verificare se esistono responsabilità da parte del Comune e dell’Asp, per non aver esercitato i necessari controlli
Perché se quattro persone sono state arrestate, per un’altra è stato emesso il divieto di dimora nel comune di Monreale, sette sono destinatarie di un avviso di garanzia, altri clamorosi sviluppi potrebbero aggiungersi alle indagini, specie se (ma su questo anche il Gip ha usato cautela), dovessero emergere responsabilità da parte del Comune e dell’Asp, soprattutto per quel che riguarda gli eventuali controlli che non sarebbero stati effettuati sul cimitero.
“Quelle del Comune e dell’Asp sono posizioni che stiamo ancora valutando – afferma il capitano Guido Volpe, comandante della Compagnia dei carabinieri di Monreale – San Martino è stato considerato come un cimitero fantasma, nel senso che l’amministrazione comunale e l’azienda sanitaria non hanno mai mandato qualcuno a fare dei controlli. Questa è una questione giuridica dibattuta, tant’è che anche il gip nella sua ordinanza non riesce a dare una lettura corretta, né in un senso, né nell’altro. In pratica: se non sapevano, come avrebbero potuto esercitare l’azione di controllo? Sull’argomento ci potrà essere un minimo di chiarezza più in là, quando saremo al dibattimento. La posizione del comune deve essere approfondita. Se emergeranno profili di responsabilità penale potrebbe essere chiamato a rispondere”.