Non ci fu raggiro degli elettori, il Tribunale del Riesame spiega perché

Arrivano le motivazioni del provvedimento che ha fatto venir meno le esigenze cautelari per i fratelli Caputo

PALERMO, 8 giugno - Non ci fu alcun raggiro agli elettori: la posizione era chiara ed il candidato era Mario, non Salvino. Questa, in sintesi, la teoria del tribunale del riesame, che, dopo aver reso noto il dispositivo con cui faceva venir meno le esigenze cautelari, oltre che i gravi indizi di colpevolezza, nei confronti dei fratelli Salvino e Mario Caputo, adesso spiega pure le motivazioni di quel provvedimento.

I due, come è noto, il 4 aprile scorso erano stati posti agli arresti domiciliari con l’accusa di “attentato ai diritti politici del cittadino”, per poi tornare a piede libero il 20 aprile successivo, proprio su provvedimento del tribunale del riesame. Adesso il collegio presieduto da Lorenzo Jannelli, a latere Giuliano Castiglia e la relatrice Cristina Denaro, afferma che nonostante alcune “ambiguità”, fu sempre chiaro che il candidato era proprio Mario.

La vicenda è ormai nota: Salvino, figura storica delle politica locale, sperava di essere lui il candidato e per questo si era tanto impegnato. Al momento della presentazione delle liste, però, in vista dell’ultima tornata elettorale regionale, il suo percorso si era dovuto interrompere poiché non era ancora stato abilitato (adesso lo è) per la vicenda della condanna per tentato abuso d’ufficio per la famosa questione delle multe. Per non disperdere un bagaglio di voti comunque consistente, allora, aveva fatto candidare il fratello Mario, il cui risultato elettorale, peraltro, non è stato disprezzabile, se è vero, come è vero, che è risultato il primo dei non eletti, alle spalle di Tony Rizzotto. A dare forma alle indagini, coordinate dal Gip della procura di Termini Imerese, Stefania Galli e dal pm Annadomenica Gallucci, era stato quel “detto Salvino” sui fac-simile, peraltro privi della foto. La revoca delle misure cautelari era arrivata in accoglimento delle tesi dei difensori dei fratelli Caputo, esponenti di “Noi con Salvini”, gli avvocati Raffaele Bonsignore, Nicola Nocera e Francesca Fucaloro.

Adesso il riesame spiega il perché di quel provvedimento. “A fronte di tali ambiguità - scrive il tribunale - va però sottolineato che la candidatura di Mario Caputo era stata portata a conoscenza dei cittadini sia attraverso i mass media che i social network e che entrambi i fratelli Caputo si erano impegnati nella campagna elettorale del candidato Mario, partecipando a comizi e incontrando gli elettori”. Ed ancora: “Non appare in alcun modo condivisibile né invero comprensibile l’affermazione della Procura, secondo cui le testate giornalistiche on line sarebbero state lette solo da coloro a cui non si poteva nascondere la verità”.

Ancora, Mario Caputo era stato ufficialmente presentato all’hotel Astoria di Palermo, a una convention a cui aveva partecipato Matteo Salvini; ed erano stati pure stampati da 20 a 30 mila volantini con l’indicazione del candidato Mario Caputo. E sempre Mario aveva tenuto personalmente tre comizi, a Monreale, a Camporeale e a Termini. “È emerso - scrive ancora il giudice Denaro - che i fratelli Caputo, insieme o anche singolarmente, avevano in diverse occasioni incontrato molti cittadini al fine di rendere nota la candidatura di Mario, sponsorizzato personalmente dal fratello Salvatore». Non solo: «L’indagato, preso atto della sua incandidabilità, aveva deciso di impegnarsi in un serrato tour, al fine di spiegare ai suoi elettori le ragioni della sua defezione e di presentare Mario quale nuovo candidato da lui supportato”.

“Con viva soddisfazione - fanno sapere adesso Salvino e Mario Caputo - prendiamo atto delle motivazioni dei giudici del Tribunale del riesame di Palermo, che annullando la ordinanza del gip presso il tribunale di Termini Imerese hanno fatto chiarezza sulle accuse e noi contestate. Nel rinnovare la piena fiducia nella Procura di Termini Imerese e nei Magistrati che hanno chiesto e emesso la annullata ordinanza, ringraziamo gli avvocati Raffaele Bonsignore. Francesca Fucaloro e Nicola Nocera che sono riusciti a fornire al Tribunale argomenti difensivi fondamentali”.