Successo ieri alla “Casa della Cultura” per la rappresentazione de “L’Inquisizione è donna”

Lo spettacolo è nato da uno studio di ricerca tra i documenti dell’archivio comunale monrealese

MONREALE, 8 marzo – Si è rivelato un grade successo lo spettacolo andato in scena ieri pomeriggio alla Casa della Cultura dal titolo: “L’Inquisizione è donna”, organizzato dall’assessorato alla Pubblica Istruzione” e nato da uno studio di ricerca, effettuato tra i documenti dell'archivio storico comunale monrealese.

Da questa ricerca è emersa una documentazione relativa al periodo seicentesco e, precisamente, al periodo storicamente conosciuto come quello dell’Inquisizione, in cui la donna era oggetto di torture e violenze da parte di tribunali inquisitori.
L’assessore Nadia Olga Granà, in prossimità della ricorrenza della Giornata internazionale della donna, ha scelto di dare voce a queste vittime monrealesi, ingiustamente giudicate, condannate e soffocate dall'oblio per circa trecentocinquant’anni, con la realizzazione di una performance teatrale e con il coinvolgimento di giovani donne del territorio monrealese.
L’assessore ha affidato questo compito a Giuseppe Moschella, funzionario del comune di Monreale nonchè noto attore e regista palermitano. Per una sera, la Casa della Cultura, illuminata dalla luce di candele e lumini che simboleggiavano il desiderio di giustizia, ha rivissuto il clima secentesco dell’inquisizione.Il regista, sin dall’inizio, ha pensato di teatralizzare l’accoglienza del pubblico, facendolo accompagnare sino alla spazio scenico da attori-monaci incappucciati.
Dopo il susseguirsi di suggestive apparizioni di donne, poste in diversi punti della Casa, rigorosamente vestite di bianco, al cospetto di un crudele inquisitore, si è assistito all’ascolto delle loro suppliche e alla richiesta di grazia per essere state ingiustamente accusate di stregoneria.
Purtroppo, quasi sempre, la condanna nella storia è stata inevitabile.
Ieri, tuttavia, il regista e l’Assessore Granà hanno voluto offrire un finale positivo e di riscatto morale a queste donne.
Con l’aiuto della musica ben curata da Maurizio Curcio, della splendida voce di Valentina Migliore che ha interpretato alcuni sonetti di Antonio Veneziano, dei due giovani musicisti e del repentino cambio di luci, da soffusa a piena, l’Inquisitore, metaforicamente, è stato condotto da un uomo incappucciato e fatto inginocchiare, al centro del proscenio.
Le donne contemporaneamente poste a semicerchio, con grida di riscatto, hanno denunciato le malefatte subite: "Siamo state torturate, violentate, bruciate!”; legate da un abbraccio di unione, hanno così accerchiato l’Inquisitore, destinandolo metaforicamente a morte certa.
L’uomo vestito di nero, togliendosi il cappuccio, ha così svelato la sua identità: era un giovane che recitava il suo messaggio di speranza per un futuro migliore in cui l’inquisizione, oggi celata sotto altre forme, potrà essere combattuta e sconfitta definitivamente.