San Cipirello: ha un’interdittiva antimafia, ma occupa un capannone dell’insediamento "Libero Grassi"

Il provvedimento è stato emanato dal prefetto di Verona

SAN CIPIRELLO, 14 ottobre – In Veneto ha un’interdittiva antimafia, ma a San Cipirello occupa uno dei capannoni dell’insediamento produttivo “Libero Grassi”, l’imprenditore ucciso dalla mafia. L’azienda è la "Commercial Company srl", con sede a Legnago, nel Veronese, dove si occupa di produzione e distribuzione all’ingrosso di pellet.

Nelle scorse settimane il prefetto di Verona, Salvatore Mulas, ha emanato il provvedimento che impedisce la prosecuzione di rapporti con la Pubblica Amministrazione. La ditta ha però una sede secondaria a San Cipirello, in contrada Bassetto, all’interno della zona industriale. L’area di proprietà del Comune è una ex Sirap: 11 capannoni da mille metri quadri ciascuno assegnati nel 2008 attraverso un bando pubblico. In questi anni però ad alcune ditte assegnatarie sono subentrate altre imprese, che ne hanno rilevato i rami d’azienda. Così come è avvenuto lo scorso anno ad ottobre, quando l’impresa veneta “R. M. trasporti”, di proprietà del venticinquenne sancipirellese Michele Lo Greco, ha rilevato il ramo d’azienda della falegnameria “Giordano”. Una procedura prevista dal regolamento e che ha così ottenuto il “nulla osta” dal Comune. Ma ad insediarsi all’interno del capannone sembra sia stata anche un’altra ditta veneta: la "Commercial Company”, il cui titolare è sempre Lo Greco.

L'azienda nel maggio dello scorso anno ha aperto un deposito in paese. Da qui, oltre ai tanti piccoli venditori della zona, rifornisce di pellet anche una grossa catena francese della grande distribuzione. Ma in base ai recenti accertamenti dalla prefettura veneta e dalle indagini della Dia di Padova, l’azienda sarebbe riconducibile allo zio dell’attuale titolare: ovvero il cinquantatreenne ex collaboratore di giustizia Giuseppe La Rosa, appartenuto negli anni Novanta alla cosca mafiosa di San Giuseppe Jato guidata da Balduccio Di Maggio. In seguito collaborò con lo Stato.
Ma, una volta fuori dal programma di protezione, avrebbe ripreso le frequentazioni malavitose. Secondo le forze dell’ordine si accompagnerebbe, infatti, con personaggi vicini a Cosa nostra, alla ‘ndrangheta e alla camorra. Sia nel Veronese, che nel Padovano, dove l’ex pentito condivideva un’abitazione proprio con il nipote.

«Questo e gli ulteriori procedimenti penali nei quali è stato coinvolto - si legge nell’interdittiva -, la perdurante frequentazione di altri soggetti riconducibili alla criminalità anche di tipo organizzato nonché l’originario legame, anche di tipo parentale, con Baldassare Di Maggio, hanno fatto ritenere Giuseppe La Rosa un elemento comportante un elevato rischio di infiltrazione mafiosa nelle imprese ad esso riconducibili». Da qui l’interdittiva nei confronti della Commercial Company. L’impresa risulta, infatti, costituita da La Rosa nel marzo del 2016 e trasferita quattro mesi dopo al nipote. Il giovane, che conferma di avere un deposito a San Cipirello, si dice “incredulo per tutto quello che sta succedendo”.
Ad assisterlo è l’avvocato Roberto D’Agostino: “Sappiamo poco – ha dichiarato il legale -. Abbiamo solo ricevuto un estratto in cui mancano le motivazioni”. La notizia dell’interdittiva, tramite siti Web, è arrivata anche a San Cipirello, dove in tanti sanno che la ditta occupa un capannone. Del resto la pagina social dell’azienda non ne fa mistero, anche attraverso la pubblicazione di alcune foto. Tra i contatti figurano i nomi anche di alcuni amministratori comunali. Ma due giorni fa il segretario del Comune ed il sindaco Vincenzo Geluso hanno chiesto notizie all’Ufficio tecnico sull’insediamento produttivo. E ieri mattina a controllare i capannoni c’erano i carabinieri della locale stazione.

 (fonte e foto: vallejatonews.it)