“Questa solitudine”, il pathos ed i sentimenti della nostra anima

Salvino Caputo

È da poco su YouTube l’ultimo brano di Salvino Caputo. Lo abbiamo recensito. IL VIDEO

MONREALE, 18 gennaio – Salvino Caputo, manco a dirlo, è un artista prolifico. Nemmeno sei mesi sono passati dal suo ultimo lavoro, “Cielo Siciliano”, che già il noto letterato e musicista monrealese è nuovamente alla ribalta con il suo ultimo pezzo “Questa Solitudine”. Il singolo è disponibile su YouTube da un paio di settimane.

Come si evince facilmente dal titolo, il pezzo risulta essere più introspettivo del suo predecessore. Laddove Cielo Siciliano è un lavoro marcatamente sul versante del cocktail jazz da lounge, completo di cadenza rilassata e atmosfera romantica, Questa Solitudine, invece, attinge da ben altri lidi, quali il rock da stadio e la musica leggera italiana moderna. La dimostrazione è semplice e in bella vista: oltre al classico pianoforte, ormai consolidata base dell’accompagnamento nel repertorio di Salvino, lo strumento caratteristico, che completa l’ensemble e al contempo spicca dal tessuto armonico non è più l’alto sax, bensì la chitarra. L’introduzione, marcata da tappeti di sintetizzatori e un caldo battito in stile anni ’80, è solo una finta. Il corpo del pezzo è tutt’altro: nemmeno in una strofa l’arrangiamento muta camaleontico in una sostenuta ballad carica di climi vagamente malinconici, ma la cui atmosfera farebbe pensare più al sentimento della speranza.

In sequenza, entrano prima la chitarra acustica e subito dopo delicati palm-muting di chitarra elettrica ad abbellire, lasciati cadere nel momento opportuno nel solo piano. Sull’altro estremo della gerarchia armonica, le due brillanti voci contralto di Giusy Graniti e Roberta Ferraro incalzano gradualmente in un azzeccato climax emotivo, intercalate periodicamente dal tono maschile dello stesso Caputo. La progressione culmina in due liberatori ritornelli da stadio, sentiti e intensi, da cantare con gli accendini al cielo e il fiato mozzato.

A conti fatti, Questa Solitudine è un brano leggermente più riuscito di Cielo Siciliano. Laddove entrambi gli arrangiamenti sono ottimi e inappuntabili, la novella fatica del letterato raggiunge pathos emotivo con più spigliata facilità e vanta fieramente un testo più coerente del precedente, improntato alla libertà dell’individuo dalle costrizioni mentali autoimposte, prima fra tutte, appunto, la solitudine, statisticamente il sentimento più complesso della storia dell’umanità. Con questo lavoro, Salvino ha voluto, a suo dire, compiere una dichiarazione artistico-personale ben precisa: come lui stesso ha dichiarato: “A 68 anni ho dismesso gli abiti del rivoluzionario e dell’utopista e voglio dedicare le canzoni del mio nuovo CD ai sentimenti ed alle disperazioni che governano la nostra anima nel nostro pianeta Terra”. Gli ci sono voluti due anni di intensa riflessione e una sfinente session di registrazione ultimata alle 5 di notte, ma il risultato raggiunto dalla sua inconfondibile vena melodica e concettuale, dalle due bravissime interpreti femminili Giusy Graniti e Roberta Ferraro, e in particolare dagli azzeccati arrangiamenti di Maurizio Curcio parla chiaro: Salvino Caputo è tornato in scena con un atteggiamento umano e artistico nuovo anche a lui, ma che si è rivelato, con poca sorpresa, una mossa brillantemente centrata.