“Sono nata Badalamenti”, presentato ieri il libro di un’autrice dal cognome “pesante”

Maria Badalamenti è la nipote del boss di Cinisi, “don Tano”

CINISI, 29 settembre – Ieri sera, presso la biblioteca comunale “Abbate” di Cinisi, è stato presentato il libro “Sono nata Badalamenti”, scritto da Maria Badalamenti, figlia di Silvio e nipote di don Tano Badalamenti, capo della cupola mafiosa siciliana.

L’autrice nel libro tratteggia la figura del padre Silvio, ucciso a Marsala il 2 giugno 1983, durante l’imperversare della lotta di mafia che vide protagonisti i Riina e Provenzano che vollero per la conquista del territorio siciliano e palermitano in particolare, compiere uccisioni verso i clan avversi legati a Gaetano Badalamenti. Ora, mentre i perdenti si davano alla latitanza o si rifugiavano in America, le vendette trasversali si abbatterono sui parenti ed affiliati rimasti, anche innocenti.
Silvio Badalamenti, che lavorava presso l’esattoria di Marsala, nipote del boss, sempre estraneo ai fatti delittuosi dello zio e della famiglia, venne colpito a morte al centro di una piazza della cittadina lilibetana, mentre si recava al lavoro.
I depistaggi, che si susseguono a fronte ad ogni delitto di mafia, in un primo tempo videro chissà quali legami dell’ucciso con l’appartenenza criminale. Ci volle la tenace opera di Giovanni Falcone e di molti pentiti che riaffermarono l’estraneità di Silvio Badalamenti al mondo mafioso, che non avendo nulla da temere e che anzi si era sempre discostato dall’incombente ed imbarazzante famiglia, senza timore, ma con indubbio coraggio e sostenuto dai suoi valori morali, era rimasto nella sua cittadina continuando a svolgere il suo onesto lavoro.
Lasciava la moglie Gabriella Ruffino e le due figlie, Gloria e Maria allora appena adolescenti, che uniche rimaste, continuarono a testa alta a difendere la memoria del padre.
Si creò un clima di sospetto, invidie, maldicenze che vige ancora oggi specialmente nel paese di Cinisi. Tant’è che alla presentazione del libro, a fronte di un pubblico numeroso venuto da ogni parte del territorio siciliano e di alcune associazioni, tra le quali ricordiamo Il Centro Padre Nostro di Pino Puglisi con Laura Stallone di Brancaccio a Palermo e l’Associazione Anti Usura e anti Racket “Liberi di Lavorare” con Biagio Cigno di Monreale, solamente una concittadina era presente. Erano assenti inoltre le associazioni Antimafia, comprese quelle operanti a Cinisi.
Interessanti gli interventi al dibattito: Berta Ceglie, regista e direttore artistico; Aldo Ruffino, vicesindaco di Cinisi e l’architetto Gerardo Sineri.
Appassionante e vibrante l’intervento di Maria Badalamenti che anche se la sede della biblioteca si trovava ora all’interno della casa appartenuta e dove abitava don Tano Badalamenti, locali sequestrati ed affidati al Comune, si sentiva indignata ed amareggiata che proprio in questo luogo altri avessero deciso la sorte di suo padre e soprattutto dall’indifferenza e dell’ostilità dei propri concittadini e di tutte quelle Associazioni che si trincerano dietro la parola Antimafia.