Monreale, inaugurata la mostra “Icone Tradizione/Contemporaneità”

Resterà aperta nella sala San Placido fino al 4 maggio

MONREALE, 4 aprile – Dodici artisti contemporanei, sei greci e sei siciliani, con le loro opere ispirate ad icone secentesche, rimarranno esposte nella Sala San Placido del museo diocesano, fino al 4 maggio. La mostra “Icone Tradizione/Contemporaneità” è stata inaugurata, oltre che dagli organizzatori, dagli arcivescovi di Monreale e Piana degli Albanesi, Michele Pennisi e Giorgio Demetrio Gallaro.

Sono intervenuti, fra gli altri, il direttore del museo Maria Concetta Di Natale, l’architetto Lina Bellanca, il console onorario della Grecia Renata Lavagnini. Inattesa e molto interessante la partecipazione della direttrice della Pinacoteca nazionale greca di Atene, Marina Lampraki Plaka, che ha presentato un parallelismo fra la pittura greca e italiana nel periodo a cavallo fra le due guerre, soffermandosi sull’evoluzione dell’icona nell’espressività visiva ellenica contemporanea. Le opere provengono da Mezzojuso, Piana degli Albanesi e un’Odigitria da Monreale.

“Questa mostra – ha detto monsignor Pennisi – è stata allestita accanto al duomo di Monreale che è una grande icona. Ci fa comprendere come la fede si trasmetta non soltanto attraverso l’udito, ma anche con la visione. Il linguaggio delle immagini è antico ma anche moderno. Il nostro augurio è che chi guarda queste icone possa volgere il suo sguardo alla bellezza infinita di Dio”. L’arcivescovo ha voluto ricordare il compianto assessore Tusa per cui domenica, alle 18, si celebrerà una messa in suffragio.
I millenari legami fra Sicilia e Grecia, precristiani prima e bizantini poi, sono stati sottolineati, oltre che da Pennisi, anche dall’eparca e dal console onorario.
“Per la teologia orientale – ha spiegato Gallaro – l’icona è una finestra verso Dio; uno strumento di divinizzazione: Cristo è diventato come noi, tranne che nel peccato, e l’uomo può diventare come Dio. Per l’Oriente, l’icona è un sussidio di catechismo non un quadro da appendere in salotto. La nostra eparchia, l’unica in Sicilia, rappresenta uno dei due polmoni della Cristianità. Siamo fieri di questa mostra, l’auspicio è che, oltre agli aspetti iconologici, ci aiuti a capire i legami col Creatore”.
“Gli albanesi che arrivarono in Sicilia – ha sottolineato il console Lavagnini – portarono con loro il culto ortodosso dei territorio da cui provenivano. La loro fede ha trovato qui terreno propizio perché la Sicilia era stata bizantina, prima della dominazione araba. Il loro inserimento si è innestato in una “grecità” che risaliva al periodo pre-cristiano”.