Ritorno al passato, con la magia delle avventure dei pupi

Uno spettacolo che ha incantato gli spettatori. LE FOTO

MONREALE, 3 ottobre - Un tavolato, posto in prossimità del fronte merlettato, che individuava il palcoscenico, scandito verticalmente da un gruppo di tele per garantire la scenografia. La luce calda, il profumo di un tempo; Il luogo ideale, una stanza a cielo aperto con i cittadini che gremivano largo Cutò e con i bambini che, incuriositi dalla magica atmosfera, occupavano lo spazio del proscenio.

Sono stati questi alcuni dei dettagli dello spettacolo dei Pupi, andato in scena sabato scorso che adesso mi piace rievocare e sui quali mi piace soffermarmi. Benedetto Rossi, curatore dell’evento e figlio dello storico puparo Enzo che negli anni sessanta inaugurò la bottega a due passi da quel largo, accompagnava sul palco il vicepresidente del Consiglio comunale Letizia Sardisco, per introdurre l’evento, rammentando l’importanza del “teatro delle marionette siciliane”, in quanto primo tra i beni iscritti nella Lista rappresentativa del Patrimonio Immateriale Unesco.

Comincia lo spettacolo. Il puparo Salvatore Bumbello – artigiano, oprante e maniante – della compagnia “Opera dei Pupi Brigliadoro” di Palermo, insieme al suo gruppo, andavano in scena “a vista” animando due “pupi in paggio”, i compari Nofrio e Virticchio Balata – ogghiu fitusu e paredda spunnata – che, in un piccolo siparietto, strappavano i sorrisi del pubblico adolescente, prima di dare inizio alla rappresentazione cavalleresca, ispirata dal poema di Ludovico Ariosto.

Mentre Parigi è assediata, Orlando, primo paladino di Francia e generale dell’esercito francese, va alla ricerca della sua amata Angelica, allontanandosi dalla corte di Carlo Magno. A questo punto, il sovrano, dà il comando dell’esercito franco a Rinaldo, il quale riuscirà a mettere in fuga gli invasori, in seguito al duello con re Rodomonte d’Algeri. Successivamente, anch’egli innamorato della bella Angelica, il neocomandante si inoltrerà nel bosco dove incontrerà la dama tra le braccia di Orlando, sfidando il cugino a singolar tenzone.

I colpi delle spade e la melodia del pianino a cilindro, erano affiancati dal “tam tam” della ciabatta lignea indossata da Bumbello, per amplificare il suono della contesa colpendo ripetutamente la superficie, riscuotendo gli applausi della folla.

In seguito all’opera, le donne di casa Rossi – Cinzia, Marisa e Liliana – recitavano i versi in lingua siciliana in ricordo della carriera artistica del proprio padre, prestando la voce ad Angelica, a Carinda e a Galisena, “maniate” dai membri della Compagnia insieme all’ospite d’eccezione Pietro Scalisi – figlio di Ciccio, mentore di Enzo – che tornava a calcare dopo anni il palcoscenico.

Una notte magica dove spettatori e opranti, attraverso uno spontaneo “neorealismo felliniano”, diventavano i veri attori di questa bellissima storia che ha battuto il tempo, degna di una pellicola di Tornatore.
Mi piace chiudere questa indimenticabile serata con le parole di Benedetto Rossi in ricordo del padre: “riesco ancora a vederlo all’interno della sua bottega a sagomare uno scudo, un elmo o a sgrossare un pezzo di legno per l’ossatura dei suoi pupi. Proprio così, immerso nei suoi pensieri, interrotti dal ritmo cadenzato del martello sull’alpacca, riesco a sentirne ancora il rumore. In quel laboratorio, tanti erano i pupi appesi in attesa di calcare la scena e far sognare il pubblico; un luogo dove avveniva l’incontro con i suoi eroi, compagni di mille avventure”.