…E a Monreale quel che è (o dovrebbe essere) di Monreale

Riceviamo e pubblichiamo...

Gentile direttore,
ringraziandola per questa ospitalità tra le colonne del suo giornale, mi permetto di riprendere ed allargare una vostra interessante riflessione contenuta in un articolo di ieri a commento de lusinghieri risultati della nostra amministrazione comunale.

Avete giustamente titolato: “A Cesare quel che è di Cesare”. Io ritengo giusto ed utile prendere spunto e andare oltre la metafora della citazione evangelica e completare la frase con: “… ed a Monreale ciò che è (o dovrebbe essere) di Monreale”.
Naturalmente concordo con i giudizi positivi da voi espressi verso il sindaco e gli assessori, e per ciò non ci ritorno. Piuttosto, credo utile sottolineare un fatto importante, ancora non sufficientemente evidente. Quanto ottenuto da Monreale in questi giorni corrisponde esattamente a ciò cui Monreale aveva diritto e poteva ottenere, secondo quanto previsto dal bando della Città Metropolitana di Palermo. Messo assieme ad altri successi, ciò determina un forte segnale di speranza per la città. Purtroppo da tempo non eravamo abituati a concorrere ai bandi ed ottenere tanti risultati positivi come si fa adesso.

O perlomeno non siamo stati mai impegnati quanto adesso a non sprecare occasioni. Certamente l’origine di questa felice novità sta in due ragioni:
1) il PNRR ottenuto dal precedente governo giallorosso, cosiddetto del “Conte 2”, che sta dando i suoi frutti distribuendo un mare di risorse per il rilancio del Paese, dopo la grave emergenza determinata dalle prime ondate di covid;
2) finalmente ci stiamo abituando a credere nelle opportunità, a concorrervi ed accaparrarcele, nel pieno rispetto delle regole date e senza alcuna presunta o millantata “spintarella”. Si tratta, a mio giudizio, di due elementi strutturali che indicano un cambio di mentalità e di comportamenti istituzionali, che assumono sempre più valenza positiva e virtuosa. Insomma, forse ci stiamo finalmente sprovincializzando.

Ci siamo sintonizzati sulla giusta frequenza del sentire europeo, ossia, di quella concezione che ritiene che In Europa si cresce e si ha spazio solo se si crede nelle proprie energie, nelle proprie specificità e nel proprio talento. L’Europa, in cui tanti di noi hanno sempre sperato e per cui ci siamo impegnati. È l’Europa dei saperi, delle competenze e della sana competizione. L’Europa della conoscenza nel senso più nobile del termine che, ovviamente ha tutt’altro senso della “conoscenza” del conoscente potente di turno che tende a sostituire al diritto il favore per comprare e crearsi una pletora di sudditi clienti.
Monreale deve dunque credere ancora di più nelle proprie potenzialità e continuare su questa strada, sapendo che i risultati si ottengono sempre grazie al lavoro e comunque nel rispetto delle regole, ossia, per diritto e non per favore.

E ciò anche quando si potrebbe essere indotti nell’errore di credere che sia la vicinanza ai potenti di turno o al potere “tout court” che fa le fortune di una città. Senza una adeguata capacità di competere, senza una adeguata capacità di progettare il presente ed il futuro, a partire dalle opportunità offerte dalla programmazione europea, nazionale e regionale non si ottiene un fico secco. Forse si potrebbero ottenere le briciole del banchetto altrui. Per questo Monreale non può accontentarsi e deve pretendere di più da se stessa. Per tale ragione torno a sottolineare il bisogno di non farsi cogliere impreparati e rafforzare gli “uffici chiave” per portare a casa risorse, strutture e servizi innovativi per la nostra comunità.

Il meritato pensionamento raggiunto da tanti quadri dirigenti e tanti funzionari dell’apparato burocratico del nostro comune impone di correre ai ripari per non farsi appunto trovare impreparati e per non gravare sempre sui soliti noti che comunque restano pochi (tre o quattro stakanovisti) rispetto alle tante opportunità che a volte ci sono passate sotto il naso e che anche per il futuro potremmo non intercettare per insufficienza di personale. Continuo dunque a ritenere che ci si debba concentrare su un forte investimento sul capitale umano, rinforzando questi uffici strategici purtroppo eccessivamente sottodimensionati. Chissà come andrà. Auguriamoci intanto che Dio ce la mandi buona!

 

* ex deputato nazionale