
Fu ucciso nel corso dei festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso il 4 maggio 1980
MONREALE, 4 maggio – Il capitano Emanuele Basile era un giovane di quasi 31 anni quando fu assassinato a Monreale la sera tra il 3 ed il 4 maggio 1980.
Fu ucciso a largo Canale nel corso dei festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso, mentre faceva rientro a casa, al termine del consueto ricevimento che l’amministrazione comunale di allora aveva dato in municipio.
Di lui ancora tanti hanno ben impressi nella memoria i valori che lui propugnava e per i quali si batteva: il senso dello Stato, la sua famiglia, l’impegno nel contrasto di Cosa Nostra. Proprio per quest'ultimo aspetto la sua vita fu breve: era stato fra i primi a comprendere la portata dell'intromissione del clan dei corleonesi nei traffici illeciti della mafia. Una "colpa" ritenuta grave dai vertici della cupola, per la quale l'ufficiale, al comando della Compagnia di Monreale, doveva pagare il prezzo più alto.
L'omicidio di Emanuele Basile, ricostruito successivamente nel corso della lunga storia processuale, fu ordito da un commando composto da Vincenzo Puccio (poi assassinato nel carcere dell'Ucciardone a colpi di bistecchiera), Armando Bonanno (successivamente "inghiottito" dalla lupara bianca) e Giuseppe Madonia, della "famiglia" di Resuttana. A fornire il supporto logistico, invece, fu Giovanni Brusca, così come egli stesso ammise. I tre killer furono prima bloccati, poi rilasciati. Ci vollero ben sette processi perché fossero condannati definitivamente all'ergastolo, assieme ai boss della commissione di Cosa Nostra.
Il commando che eliminò il capitano Basile entro in azione poco dopo la mezzanotte. Basile, come detto, stava tornando a casa assieme alla moglie ed alla figlioletta Barbara che allora aveva quattro anni. Gli assassini si erano confusi tra la folla, aspettando l'arrivo della vittima a piazza Canale. Sapevano con certezza che l'ufficiale sarebbe passato da lì. Spararono numerosi colpi fra la folla, diretti al capitano.
La moglie sfuggì all'agguato per miracolo: fu salvata dall'agendina d'argento conservata nella sua borsa. La figlioletta Barbara, nell’estremo atto di eroismo dell’ufficiale, fu salvata perché il papà, che la teneva in braccio, le fece scudo col suo corpo.
Ieri Basile è stato ricordato, con una breve riflessione del vescovo Gualtiero Isacchi, nel corso della processione ridotta del Santissimo Crocifisso, organizzata come momento di preghiera da dedicare alle famiglie dei tre ragazzi uccisi sabato notte (nella foto).
L’ufficiale verrà poi commemorato domattina alle 10,30 da una breve cerimonia organizzata dall’Arma dei carabinieri e dall’amministrazione comunale, alla presenza di diverse autorità civili, militari e religiose.
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