Palermo, commemorata oggi la strage di via Pipitone Federico

Nella strage per mano mafiosa persero la vita ben 38 anni fa il giudice Rocco Chinnici, Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi

PALERMO, 29 luglio – Si è svolta stamattina a Palermo la commemorazione della strage di via Pipitone Federico a 38 anni di distanza alla presenza delle autorità civili e militari.

La strage ad opera di Cosa Nostra in cui perse la vita il giudice Rocco Chinnici insieme con gli uomini della sua scorta avvenne proprio la mattina del 29 luglio del 1983, alle 8 circa, quando una Fiat 126 verde venne fatta esplodere davanti al palazzo in cui il giudice abitava in via Federico Pipitone.

Rocco Chinnici perse la vita insieme con i suoi agenti di scorta, il maresciallo dei carabinieri, Mario Trapassi, l'appuntato dell'Arma, Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi e diverse persone, tra civili e agenti, rimasero ferite.

La strage di Via Pipitone, che precedette le stragi avvenute a seguire negli Novanta, rappresentò, come ha scritto oggi il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, l’evidente manifestazione della violenza del sistema di potere politico-affaristico-mafioso.

Alla manifestazione odierna, avvenuta con la posa di una corona d’alloro presso la lapide commemorativa, hanno partecipato molte autorità civili e militari tra cui il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani e l'assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla.

''Rocco Chinnici resta nella storia della magistratura italiana ma anche della cultura del diritto - ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando-. La sua intuizione del lavoro in pool dei magistrati antimafia, nonostante i tanti ostacoli, e la sua frequente presenza nelle scuole costituiscono pietre miliari del cammino di resistenza anche culturale e di liberazione del nostro paese nei riguardi della mafia. Fare memoria di quella terribile strage - ha concluso il sindaco- è atto di solidarietà nei confronti dei familiari di tutte le vittime e quindi anche Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi, ma interpella anche la coscienza di tutti noi a tenere alta la guardia e a considerare sempre in agguato il pericolo che la mafia assurga a sistema dominante, infiltrandosi nel gangli vitali dello Stato, e compromettendo libertà, democrazia e valori costituzionali del nostro paese''.