Un giorno dopo l’altro il tempo se ne va

In questa storica giornata di sabato del villaggio globale, voglio omaggiare il più grande cantautore del novecento italiano. Ho sempre adorato Luigi Tenco fin da ragazzo, anche se mi separavano soltanto 15 anni di età anagrafica dal mitico cantautore, poeta, compositore e polistrumentista italiano.

Tenco e Pino Daniele hanno colorato la poesia del novecento italiano alla stessa stregua del mio maestro Leonardo Sciascia in narrativa. Tenco era un gattone timido che aveva paura della sua ombra, ma quando cantava le sue canzoni era un lirico sublime che squarciava i cuori del pubblico raffinato, colto, sensibile. In questo sabato speciale dedicato a Giovanni Falcone, fuori da tutte le retoriche qualunquiste, amerei trascrivere il testo esistenziale della canzone “Un Giorno dopo l’Altro” del grande Tenco e riflettere con i miei pochi lettori sul senso della nostra vita. “Un giorno dopo l’altro il tempo se ne va. Le strade sempre uguali, le stesse case. Un giorno dopo l’altro, e tutto è come prima, un passo dopo l’altro, la stessa vita. E gli occhi intorno cercano quell’avvenire che avevano sognato. Ma i sogni sono ancora sogni e l’Avvenire è ormai quasi passato. Un giorno dopo l’altro, la vita se ne va.
Domani sarà un giorno uguale a ieri.

La nave ha già lasciato il porto e dalla riva sembra un punto lontano. Qualcuno anche questa sera, torna deluso a casa piano piano. Un giorno dopo l’altro, la vita se ne va e la speranza ormai è un’abitudine. Mentre scrivo questo articolo, debbo spesso interrompere a causa delle lacrime che inondano le mie guance. Mi chiedevo che cacchio ci appizzava Luigi Tenco con il Festival di Sanremo? Nel 1967, a soli 28 anni, Luigi, misteriosamente, si suicidò in un albergo sanremese. Dopo la sua morte, Tenco fu osannato da tutti i grandi cantautori italiani, De André, De Gregori, Bruno Lauzi, Steven Brown, Renato Zero, Fabri Fibra, Edoardo Bennato, Caparezza, Marco Mengoni, Emma Marrone, Mogol, Paoli, Tiziano Ferro e tanti altri artisti internazionali. Per soddisfare una mia curiosità chiesi a Pino Daniele: Pino, come ricordi Luigi Tenco? Pino si emozionò e mi rispose con il ritmo circadiano del suo cuore ballerino: “Salvino, Tenco è poesia essenziale della nostra vita, modulata con la musica di Luigi. Io faccio blues, jazz, rock duro e non potrei mai ispirarmi a Tenco, anche se lo considero un top super nella musica leggera italiana”.
Copyright © By Salvino Caputo