Rifiuti, così è solo un gioco al massacro

MONREALE, 12 ottobre - In questo modo - parliamoci chiaro - è solo un gioco al massacro. Per il decoro della città, per la sua dignità, ma soprattutto per la salute dei lavoratori. Il conferimento selvaggio dei rifiuti, difficile essere smentiti, probabilmente per adesso rappresenta la piaga numero uno per la nostra cittadina.

Cumuli, anche montagne di immondizia, gettati a tutte le ore del giorno e della notte per ogni dove, senza rispetto alcuno per le regole del vivere civile, senza badare se quei sacchetti rendono Monreale una pattumiera a cielo aperto, senza considerazione per il futuro (ma anche per il presente) dei nostri figli.

Le foto che pubblichiamo oggi, per quanto eloquenti, sono solo un piccolo, piccolissimo spaccato di quello che avviene ormai dall’inizio di questa estate per le vie cittadine, da quando è cambiato il modo di smaltire i rifiuti. Strade invase dalla munnizza, che si accumula anche dove per anni non c’era stata traccia. Angoli che fino a qualche mese fa erano vivibili e fruibili e che invece adesso sono diventati delle discariche a tutti gli effetti. Un segno chiaro ed inequivocabile del fatto che la coscienza di tanti è morta e sepolta e che nel percorrere la strada della civiltà siamo ancora al chilometro zero.

Di fronte a questo squallore anche ai più ottimisti cascano le braccia per terra. Anche perché chi, senza educazione e - ci si passi l’espressione forte - senza dignità e senza onore, abbandona i rifiuti per ogni dove vanifica l’ottimo lavoro degli operai della ditta Mirto, che con impegno, sacrificio ed abnegazione, ma soprattutto con tanto senso di appartenenza al territorio ed alla comunità, ogni giorno si fanno un mazzo così per tentare di ripulire ciò che gli incivili buttano per terra. Anche loro, però, per quanto ci provino, ancora non sono attrezzati per i miracoli e spesso, dovendo garantire in primis il normale ritiro della spazzatura, non riescono a smaltire le montagne di extra abbandonate da chi il senso civico ritiene che sia solo roba che si mangia.

In tutto questo, tra l’altro - spiace doverlo rilevare - si ha come l’impressione che la tensione e l’attenzione da parte di chi deve vigilare e - se il caso - reprimere si sia allentata. Vorremmo tanto essere smentiti, ma da tempo non sentiamo parlare di “pugno duro” o “tolleranza zero” nei confronti di chi sporca senza ritegno, così come, forse con un po’ di enfasi, l’amministrazione aveva più volte annunciato. Non volendo essere giustizialisti (non lo siamo mai stati) auspichiamo una forte recrudescenza della repressione. Toccare la tasca è forse l’unico sistema per ingigantire il livello di civiltà. Altrimenti è tutto aria fritta.