La favola magica ru zu Nino Perna u re ri panelli e rascatura murrialisi

(foto archivio La Bruna)

Nella giornata odierna sono inverosimilmente elettrizzato perché la Favola odierna è un appuntamento storico con la mia vita di biografo dei grandi personaggi monrealesi ed un appuntamento, una sfida titanica con la mia memoria, con la mia adolescenza ed il mio archivio storico custodito nella mia amigdala.

Restituire alla vita di memoria il mitico ed immenso Nino Perna, mi procura tante emozioni e mi costringe ad operare un tuffo storico nel 1955. Frequentavo la scuola elementare Pietro Novelli ed ero il coccolone della mia maestra Lo Monaco. Mio padre Titì, quotidianamente veniva a prelevarmi all’uscita di scuola e mi portava presso la Premiata Panelleria dello zio Nino Perna, sita a breve distanza dalla scuola, in Largo Canale. Impattai nella mia tenerissima età, avevo compiuto sei anni, con la figura severa e cordiale dello zio Nino Perna. Papà, in quel mio primo incontro con lo zio Nino, comprò una quantità enorme di panelle, rascatura e cazzilli nmezzu i felli, specialità quest’ultima gradita da mio nonno Totò il Bersagliere. Papà disse allo zio Nino: “Quando verrà mio figlio per la sua colazione quotidiana, accontentalo e dagli quello che vuole, poi faremo i conti a fine mese”. Lo zio Nino sbottò in una solenne risata ed esclamò: “Titì Caputo, con te non ho problemi”. Man mano crescevo, mi sentivo più legato allo zio Nino Perna e lo incontravo spesso e volentieri.

A 16 anni ho voluto indagare sulla vita notturna dello zio Nino perché mi aveva sconvolto un luogo comune monrealese che lo dipingeva e catalogava come un Licantropo o Lupunaru nel folklore locale. In una notte di luna piena, ho tallonato lo zio Nino dalle due di notte fino alle 4 del mattino. Lo zio Nino mi notò e m’invitò a stargli accanto, raccontandomi che soffriva di una forma severa di bisogno d’aria, dopo una vita consacrata a respirare il fumo delle fritture e fumare nazionali senza filtro; in queste notti magiche, mi diceva, sono felice di respirare aria pulita, anche se qualche scimunito mi chiama u lupunaru. Lo zio aveva ragione al 100% perché è dimostrato dalla nostra Scienza Mondiale che la licantropia è solo un retaggio del folclore locale dei paesi arretrati. Secondo la leggenda mitologica il licantropo rappresentava un essere umano condannato da una maledizione a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio. Lo zio Nino è stato un padre severo ma legato immensamente ai suoi figli e nipoti. Ricordiamo tutti Mommo Perna, Giovanni, Totuccio e la bellissima figlia femmina. Oggi a far risplendere le tradizioni di famiglia, rinasce la grande Friggitoria Perna in via Venero a Monreale, grazie all’impegno volitivo dei nipoti dello zio Nino, Antonino e Salvatore.
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