La salute mentale dei nostri ragazzi dopo la pandemia

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
nei giorni scorsi il gruppo di lavoro coordinato dall'ASP di Palermo e dalla Regione Siciliana, del quale è componente di primo piano il nostro concittadino Roberto Gambino, ha presentato i risultati relativi ad uno studio per l'identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento negli alunni e nelle alunne della scuola primaria di Palermo e provincia.

Anche se non si conosce ancora abbastanza sugli effetti a lungo termine della pandemia sulla salute mentale dei bambini, gli studiosi concordano sul fatto che la pandemia abbia influito negativamente sul loro sviluppo emotivo, cognitivo e psicomotorio. Le lacune sono maggiori nei bambini più che nelle bambine, in chi non ha potuto frequentare regolarmente la scuola dell'infanzia e proviene da contesti svantaggiati. Le difficoltà sono più evidenti nell'espressione orale, nella matematica, nella lettura, nello sviluppo del linguaggio, nella capacità di comunicazione e nelle relazioni sociali.

Uno studio effettuato nella Regione Lazio ha evidenziato che la pandemia ha messo a dura prova anche i ragazzi e gli adolescenti che già faticavano ad avere ascolto in famiglia ed a scuola. Gli studenti hanno perso un terzo dell'apprendimento annuale e l'isolamento ha fatto crescere gli stati d'ansia, gli attacchi di panico, i disturbi del sonno, l'autolesionismo, ha modificato le abitudini alimentari. Il non avere più contatti fisici reali ha incrementato la noia e la demotivazione soprattutto nei ragazzi più vulnerabili e fragili e, in non pochi casi, il disagio mentale si è concretizzato in comportamenti aggressivi e litigiosi.

In un'età in cui l'accettazione dei pari è essenziale per definire la propria identità, gli studenti sono rimasti in contatto con gli amici ed i compagni soltanto tramite i social network. In particolare risultano in aumento i giovani che non studiano né lavorano e sono in aumento pure il bullismo e il cyberbullismo, fenomeni che né le famiglie e né la scuola sembrano in grado di contrastare.

Non è semplice, infatti, per i genitori leggere il malessere e la sofferenza che passano nel cuore dei figli, gestire le loro difficoltà e le loro delusioni e non tutti i docenti sono in grado di sostenere i loro studenti sul piano affettivo ed emotivo. Efficace si è rivelato, a tal fine, il servizio professionale attivato in alcuni istituti scolastici per l'assistenza ed il supporto psicologico in relazione alla prevenzione e al trattamento dei disagi derivanti dal Covid. E' auspicabile configurare tale servizio nella scuola in maniera sistematica e non temporaneamente come risposta all'emergenza sanitaria.

Appare necessaria, dunque, un'indagine seria ed approfondita anche nel nostro territorio per comprendere i vissuti dei ragazzi e le loro aspettative e dare vita ad un progetto di prevenzione che si basi sul lavoro di rete con tutti i servizi pubblici e privati, in modo da sostenere la loro crescita e sviluppare una maggiore resilienza.