Alberto Greco Carlino, una illustre figura… dimenticata

A lui si deve l'istituzione del Collegio di Maria

Carissimo direttore,
è stata recentemente messa a fuoco molto opportunamente la figura del Santo Patrono della nostra città e dell’Arcidiocesi. L’occasione propizia ci è stata offerta dalla pubblicazione di un pregevole lavoro su San Castrense, a cura di don Giuseppe Ruggirello.

Ma, come ben sappiamo, la nostra città ha dato i natali non solo ad artisti e letterati molto noti come Pietro Novelli e Antonio Veneziano, ma anche ad alcune personalità che meriterebbero di essere meglio conosciute e ricordate. Fra i dimenticati, o quasi, vi è Alberto Greco Carlino che, nato nel 1697 , divenne a soli 18 anni dottore in filosofia e teologia e a 29 anni parroco della Cattedrale. I concittadini gli riconobbero una notevole arte oratoria, una grande sollecitudine per i poveri ed una instancabile carica evangelizzatrice.
Un’opera importante realizzata da Greco Carlino fu la Chiesa di Santa Rosalia voluta perché, come riferito dal Millunzi, “Santa Rosalia ritornando dal luogo del primo romitaggio sembra si sia fermata in una grotta presso Monreale, nella contrada di Buarra e che lì per suo favore sia sgorgata una bella sorgente di acqua”. A Santa Rosalia e al Crocifisso i monrealesi si rivolsero per liberare la città dalla peste, dal colera e da scosse di terremoto ed infatti, il culto per la Santa si è sviluppato sempre più nel corso dei secoli.
Ma la realizzazione più significativa di Alberto Greco Carlino può essere considerata il Collegio di Maria e l’annessa Chiesa della SS. Trinità, un vero gioiello architettonico a forma ottagonale. Vi sono quattro altari laterali con dipinti di grande valore e diverse statue di santi, un presbiterio sormontato da un’ elegante e proporzionata cupola dove vi sono pregevoli affreschi , un prezioso tabernacolo di marmo, porte in legno intagliate, ricchi paramenti sacri . Nella cripta vengono custoditi, fra gli altri, i resti mortali del suo fondatore, dei suoi familiari, del filosofo Vincenzo Miceli, del sacerdote e poeta Giuseppe Fedele, dello storico e letterato nonchè fondatore della Cassa Rurale, Gaetano Millunzi.
La chiesa della SS. Trinità fu molto frequentata dai monrealesi negli anni settanta/ottanta, soprattutto dagli studenti e dai giovani fucini , sapientemente guidati da Monsignor Luigi Bommarito.
Fino alla fine del secolo scorso fu ben custodita dalle suore che, fra l’altro, l’arricchivano con i loro preziosi ricami. Più recentemente è stata utilizzata sporadicamente per la celebrazione delle Cresime perdendo gradualmente la sua funzione di luogo di culto.
Profondo è il rammarico dei monrealesi nel constatare le condizioni assai precarie del Collegio di Maria, una struttura di grandi dimensioni dotata di un bellissimo atrio interno disegnato dal grande architetto G.B.F. Basile. Greco Carlino fece realizzare questa struttura monumentale in pieno centro storico grazie alle ingenti risorse economiche della sua famiglia e alle donazioni dei privati, per essere funzionale alla formazione cristiana delle fanciulle ed alla loro istruzione nei lavori manuali, in particolare taglio, cucito e ricamo.
Non sono pochi coloro che hanno frequentato la scuola dell’infanzia, la scuola elementare e l’istituto magistrale funzionanti all’interno del Collegio. Grazie anche alla diligente ed amorevole cura delle suore, inspiegabilmente fatte allontanare dalla nostra città, veniva assicurata agli studenti una seria ed efficace formazione culturale.
Un timido tentativo per rilanciare la struttura monumentale è stato realizzato negli anni scorsi con il progetto “SS. Trinità: Arte e Storia”. L’ obiettivo piuttosto ambizioso, ma non riuscito, era quello di implementare una corretta fruibilità del sito e fare riappropriare i monrealesi dei tesori nascosti.
Recentemente il Consiglio di amministrazione in carica è stato dichiarato decaduto ed è stato nominato un commissario dal Presidente della Regione siciliana.
Il mio auspicio è che si possa riscoprire pienamente la figura di Alberto Greco Carlino, morto in fama di santità e che si provveda al recupero ed alla valorizzazione dei tesori da lui realizzati che possono offrire ancora molto alla nostra città dal punto di vista culturale, sociale e religioso. La testimonianza del sacerdote monrealese può essere un modello per gli uomini del nostro tempo perché, come è stato scritto, “custodire e proteggere le radici significa custodire e proteggere il futuro.”