Non era l’autore dei furti di tombini e materiale ferroso: assolto operaio dell’Azienda Foreste

Pietro Cannarozzo era stato arrestato l’anno scorso assieme al figlio, ritenuto il piromane di Piano Geli

MONREALE, 9 luglio – Si era fatto quasi nove mesi di domiciliari, venendo pure sospeso dalla Forestale, dove lavorava e lavora anche adesso. Sui lui il capo d’imputazione era pesante: peculato e furto aggravato, tanto che la Procura della Repubblica, in sede di requisitoria, non era stata certo tenera con lui, chiedendo quattro anni di reclusione.

Oggi, però, Pietro Cannarozzo, 63 anni, è stato assolto da tutte le accuse “perché i fatti non sussistono”. A pronunciarsi così è stata la terza sezione collegiale del tribunale penale di Palermo, presieduta da Fabrizio La Cascia , che ha accolto le tesi del collegio difensivo dell’operaio forestale, composto dagli avvocati Giuseppe Pipitone e Piero Capizzi, chiudendo una vicenda che andava dal 2017, quando furono appiccati alcuni incendi in via Torrente d’Inverno, zona San Martino delle Scale e Piano Geli, che mandarono in cenere alcuni ettari di macchia mediterranea e mettendo a rischio pure l’incolumità di alcune case.
Cannarozzo era stato arrestato, assieme al figlio Angelo 27enne, ritenuto il piromane di quegli eventi, a seguito delle indagini dei carabinieri della Compagnia di Monreale, coordinate dalla Procura della Repubblica, che si erano avvalse pure di intercettazioni.


All’operaio dell’Azienda Foreste era stato contestato il furto di materiale ferroso, tombini sulla SP57 ed attrezzature della stessa azienda (fatto che aveva dato luogo all’imputazione per peculato).
Oggi, però, l’assoluzione da tutte le accuse nel corso del giudizio ordinario, dopo che la difesa ha sottolineato come l’uomo avesse preso le distanze dai comportamenti del figlio, che invece, deve rispondere pure degli incendi e che si sottoporrà, invece, in un altro processo, al rito abbreviato.
Prematuro dire se la Procura proporrà appello alla sentenza odierna, ma non da escludere, considerato che Cannarozzo, soggetto incensurato, ha subìto quasi nove mesi di detenzione che oggi, alla luce dell’assoluzione, si configura come ingiusta, venendo pur sospeso dal lavoro con relativa perdita dello stipendio.