San Giuseppe Jato, sfrattata e senza alloggio lancia un appello: “Pensano agli immigrati e non a noi”

Piera Romano

Morosa nei confronti del padrone di casa, da anni vive senza acqua corrente

SAN GIUSEPPE JATO, 9 gennaio – Cinquantunenne sotto sfratto lancia un appello per trovare un alloggio. A chiedere aiuto alla comunità jatina è Piera Romano, che a breve sarà costretta per morosità a lasciare l’abitazione in affitto di via Milano, dove per oltre cinque anni ha abitato insieme al marito, un imbianchino da tempo disoccupato.

I proprietari della casa, a cui la coppia di coniugi deve ancora 2.770 euro di affitti arretrati, hanno chiesto di liberare l’appartamento e riconsegnare le chiavi. “Da due anni viviamo senza acqua corrente – racconta Piera – e per i miei problemi alla schiena dovrei spostarmi su una sedie a rotelle”. L’ufficio Servizi sociali del Comune ed il Comando di Polizia municipale da tempo seguono le contrastate vicende della coppia di coniugi.

“Per il momento non ci sono alloggi popolari liberi da poter assegnare”, fa sapere il comandante dei vigili Giuseppe Orobello, che è in cerca di una non facile soluzione. I due coniugi, infatti, per ragioni legate a contrasti familiari, sembrano non poter contare nemmeno sull’ospitalità dei parenti. “Ci sarebbe in paese la vecchia casa dei miei nonni – racconta Piera Romano - ma non mi danno il permesso di abitarci. Così senza una casa e senza neanche una macchina – si sfoga la cinquantunenne – saremo costretti a vivere per strada, sperando che la gente non si accorga di noi solo quando giornali e Tv raccontano le disgrazie”.

Poi arriva quella frase, che sembra ormai far parte del triste copione della “guerra tra i poveri”: “Pensano agli immigrati e non a noi”, accusa Piera Romano. Ma dall’ufficio Servizi sociali del Comune fanno sapere che, tra gennaio e febbraio dello scorso anno, è stato erogato il contributo regionale destinato al pagamento degli affitti delle famiglie in difficoltà. Ed un altro contributo dovrebbe arrivare a breve. Negli anni passati a tutte le famiglie in difficoltà è stata fornita anche assistenza economica, che però nel 2016 non è stata erogata per problemi di bilancio. Somme che sembrano non siano bastate per fronteggiare le spese. Così da giorni vestiti e scarpe sono già rinchiusi dentro grossi scatoloni, così come i ricordi di una vita. Gli armadi e pensili da cucina, già in parte smontati, finiranno chissà dove nella speranza di tonare un giorno nuovamente utili.

“Non c’è nessuno che voglia affittarmi una casa – racconta la cinquantunenne – nonostante in paese ci siano tante case chiuse e disabitate. Basterebbe anche un garage per custodire mobili ed effetti personali”. Nei piccoli centri le nostre abitudini e gli stili di vita difficilmente sfuggono all’occhio critico dell’opinione pubblica. Che, proprio a causa di quelle abitudini, scava fossati.

(fonte e foto: vallejatonews.it)