La gestione dei terreni del Santuario di Tagliavia alla missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte

Il santuario di Tagliavia

Il fondo, che appartiene alla Curia di Monreale, è stato oggetto di indagini dei carabinieri

MONREALE, 11 luglio – Nei terreni del boss grano, ulivi e legumi per la missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte. Potrebbe essere questo il lieto fine di una vicenda giudiziaria che vede al centro 150 ettari di terreni tra Ficuzza e Corleone. Appartengono all’azienda agricola santuario Maria Santissima del Rosario di Tagliavia.

Sono dunque proprietà dell’Arcidiocesi di Monreale. Ma un anno fa le indagini dei carabinieri della Compagnia di Corleone scoprirono delle ingerenze da parte di Totò Riina nella gestione dell'azienda della curia monrealese. L’interesse del boss e della sua famiglia era rappresentato dalla presenza di Francesco Di Marco, figlio di Vincenzo, il giardiniere di Riina. Ai boss spettava, infatti, l’ultima parola sull’utilizzo dei terreni e sulla distribuzione delle rendite. Francesco, dopo il pensionamento del padre, aveva preso il suo posto nella gestione dei terreni agricoli in quell’angolo di curia. L’assunzione risalva al 2001 ed era l'unico dipendente. La gestione illegale emerse in seguito ai contrasti tra il capo mandamento, Leoluca Lo Bue, e Francesco Di Marco, che lo aveva costretto a rivolgersi prima a Giuseppe Salvatore Riina e successivamente alla madre Antonina Bagarella. I carabinieri del Gruppo Monreale intercettarono quelle tensioni fra i due. Così l’azienda, di lì a poco, venne posta sotto amministrazione giudiziaria. Di Marco venne licenziato in tronco e l'amministratore giudiziario fece anche allontanare due pastori. Si trattava di due nomi noti alle forze dell’ordine e a cui l'azienda agricola della Curia aveva concesso il diritto di pascolo sulle quelle terre. Uno è il nipote della moglie di Giovanni Grizzaffi, detto “il messia”, l’uomo su cui erano state riposte le speranze della storica famiglia mafiosa di Corleone.

L’obiettivo del Tribunale era dunque "depurare” l’azienda agricola dalle infiltrazioni mafiose che erano riuscite a condizionare perfino i beni ecclesiastici. Negli ultimi anni, l’azienda santuario Maria Santissima del Rosario di Tagliavia aveva inoltre incassato dall’agenzia per le erogazioni in agricoltura circa un milione di euro di fondi europei per il rimboschimento. Somme finite chissà dove. Una parte dei terreni, circa 100 ettari, ha dunque un vincolo paesaggistico a tutela dei boschi fino al 2020. La restante parte, circa 50 ettari, potrà invece essere coltivata dai volontari della missione “Speranza e Carità”.

La Curia di Monreale, infatti, ha intenzione di affidare i terreni coltivati a grano e uliveti alla missione di Biagio Conte, che già gestisce parte del feudo nell’agro monrealese che sorge attorno al santuario. Si tratta di un vecchio progetto, che però oggi assumerebbe una doppia funzione: aiutare i poveri e impedire ingerenze dei padrini. Non è stato però ancora stabilito se a monitorare l’azienda sarà un amministratore giudiziario. Di certo c’è che quei terreni finiti sotto il controllo dei mafiosi potranno invece servire per aiutare i bisognosi assistiti dal missionario laico. Nel frattempo l'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi ha nominato un nuovo rettore e un consiglio di tre membri per gli affari economici. L’obiettivo è scongiurare “distrazioni” come quelle che portarono allo scandalo scoppiato lo scorso anno. E che adesso potrebbe avere invece un lieto fine.