Amministrative 2019: quello che c’è da sapere sulle elezioni

Si vota solo il 28 aprile, scrutinio nella notte. Eventuale ballottaggio il 12 maggio

MONREALE, 19 aprile – Quando il 28 aprile, i monrealesi andranno a votare saranno chiamati ad eleggere il sindaco e il Consiglio comunale. Si tratta del sistema elettorale, vigente sin dal 1993 (a Monreale la prima volta nel ‘94), teso a creare un filo diretto tra il cittadino ed il “primo cittadino”.

Una legge che consente a quest’ultimo, i poteri necessari per condurre l’amministrazione della città. A dare una mano al sindaco eletto saranno gli assessori. I candidati sindaci disposti nella schede elettorale di Monreale sono otto visionabili in quest’ordine: Alberto Arcidiacono, Massimiliano Lo Biondo, Salvino Caputo, Benedetto Madonia, Fabio Costantini, Giuseppe Romanotto, Roberto Gambino, Piero Capizzi. I seggi elettorali saranno gestiti da cittadini maggiorenni residenti a Monreale che hanno fatto richiesta di farne parte ed assegnati dalla commissione elettorale.

Quando si diventa sindaco: il candidato potrà essere eletto già la notte del 28 aprile al primo turno se raggiungerà il 40 per cento dei consensi. Altrimenti si andrà al ballottaggio il 12 maggio. Entro sette giorni dal ballottaggio sarà possibile stringere alleanze con le liste escluse dal secondo turno, meno quelle che non avranno superato il 5 % dei voti validi. Mentre il premio di maggioranza consiste nel 60 per cento dei seggi in Consiglio comunale, che verrebbe assegnato al sindaco vincitore. Altrimenti i seggi verranno distribuiti con il proporzionale tra tutte le liste. Se nessun candidato vincerà al primo turno il premio di maggioranza andrà al vincitore del ballottaggio, a meno che il candidato sconfitto non abbia fatto apparentamenti che gli consentono di presentarsi al secondo turno con una coalizione che, a livello di lista, ha raggiunto almeno il 50 per cento al primo turno. In questo caso si verifica il fenomeno della cosiddetta “Anatra Zoppa”: il sindaco si troverà ad essere sostenuto da una minoranza in Consiglio comunale.
Gli elettori hanno tre opzioni: esprimere la preferenza solamente per il candidato sindaco e per i candidati al Consiglio comunale. Se l’elettore non segue il sindaco sostenuto da una determinata lista, ma segna solo la preferenza per la lista, il voto confluisce automaticamente al sindaco sostenuto dalla lista. Ciò non vale se l’elettore segna il solo nome del sindaco, nel cui caso il voto non viene inteso anche a favore della lista e della coalizione che lo appoggia. Per il Consiglio comunale sarà possibile esprimere una o due preferenze, ma in questo caso si deve trattare di un uomo e di una donna, che devono necessariamente appartenere alla stessa lista. Se entrambi i candidati scelti dovranno appartenere allo stesso sesso il voto sarà conteggiato solo per il primo. A tale proposito è possibile il voto disgiunto: si potrà votare a favore di un candidato sindaco, ma al contempo per consiglieri comunali di una delle liste che non lo sostengono. La novità è quella di un Consiglio comunale non più formato da 30 consiglieri comunali, ma da 24. Un posto in Consiglio spetta al candidato sindaco arrivato secondo.