36 anni fa veniva ucciso il capitano Mario D’Aleo: Monreale non lo ha dimenticato

Oggi cerimonia in via Venero davanti alla lapide che ne ricorda il sacrificio. LE FOTO

MONREALE, 13 giugno – Si è svolta stamattina a Monreale, la cerimonia commemorativa in occasione del 36esimo anniversario dell’eccidio del capitano Mario D’Aleo, dell’appuntato Giuseppe Bommarito e del carabiniere Pietro Morici, avvenuta a Palermo, in via Cristofaro Scobar il 13 giugno del 1983.

Organizzata dall’Arma dei Carabinieri in sinergia con il Comune di Monreale e l’Arcidiocesi di Monreale, la cerimonia ha visto la deposizione di una corona di fiori ai piedi della lapide. Alla manifestazione hanno preso parte i familiari delle vittime, il generale di Corpo d’Armata Luigi Robusto, Comandante Interregionale Carabinieri “Culqualber”, il Comandante della Legione Carabinieri Sicilia, Generale di Divisione Giovanni Cataldo, il Comandante Provinciale Carabinieri di Palermo, Colonnello Antonio Di Stasio, il Comandante del Gruppo Carabinieri di Monreale, Tenente Colonnello Luigi De Simone, il Comandante della Compagnia di Monreale, Capitano Guido Volpe, l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono, la giunta, il presidente del Consiglio comunale Marco Intravaia, i consiglieri comunali e numerose autorità civili, militari e religiose. Presente pure una rappresentanza di alunni della scuola Pietro Novelli accompagnati dai docenti e dalla dirigente scolastica Chiara Di Prima. Presenti anche i soci dell’Associazione Nazionale Carabinieri e della Associazione Nazionale Polizia di Stato, sezione di Monreale.


In precedenza si era svolta una partecipata cerimonia commemorativa in via Scobar, a Palermo, luogo del delitto. A ricordare la figura del capitano Mario D’Aleo è stato il generale Robusto, con un sentito e toccante racconto di gioventù, risalente ai tempi della comune appartenenza al battaglione Liguria, a Genova, prima che l’ufficiale venisse destinato a Monreale a prendere il posto del capitano Emanuele Basile, ucciso il 4 maggio del 1980.
“Mario D'Aleo – ha detto il generale – era un uomo particolarmente allegro, simpatico e sentendo il racconto della sua vita, che si è fermata nel 1983, posso confermare che una persona più simpatica nel corso non ci fosse”.


Robusto, poi, ha voluto spendere alcune parole pure sui familiari dei collaboratori di D’Aleo: “Ho conosciuto i familiari di chi lo ha affiancato – ha proseguito – questi angeli stupendi, che ci accompagnano. Sono i nostri autisti, sono i nostri collaboratori, quelli con i quali condividiamo le verità che a volte non si riescono a condividere neanche con i superiori gerarchici. Parliamo di due uomini i cui parenti son qui, che ho conosciuto e puntualmente sono presenti il giorno di questa cerimonia. Il sacrificio di questi uomini, penso sia servito molto. Tanti anni fa, noi non vivevamo le cerimonie in questo modo, non vivevamo neanche il rapporto che questo sacrificio ci ha educato a vivere. C’è molto più rispetto, c'è molta più sensibilità, c'è molta più coscienza, c'è anche una mafia diversa. E’ una mafia che non uccide con le pallottole, che uccide diversamente, ma l’impegno da parte di ognuno di noi resta comunque e sempre. Ecco, onorare momenti come questo, è un modo per dimostrare il coraggio di voler cambiare, e farlo, conta ancora di più”.