''L’appuntato Giuseppe Bommarito non morì per caso''

Nel libro "Albicocche e sangue" la sua storia raccontata dalla sorella Francesca

MONREALE, 16 novembre – Si è tenuta ieri pomeriggio, alla presenza dei vertici dell’Arma dei Carabinieri, dell’amministrazione comunale e dei familiari di Giuseppe Bommarito, nell’aula ''Biagio Giordano'' del complesso monumentale di Monreale, la presentazione del libro ''Albicocche e sangue'' di Francesca Bommarito.

Quest’ultimo racconta la storia del fratello dell’autrice, l’appuntato Giuseppe Bommarito, ucciso il 13 giugno del 1983, in via Scobar, a Palermo con il capitano Mario D’Aleo e il carabiniere scelto Pietro Morici. Alla presentazione del volume, moderata da Enzo Ganci, direttore di MonrealeNews, ha preso parte, oltre all’autrice, anche Leonardo Agueci, già procuratore, con letture a cura di Serafina Moncada ed Angelica Tantillo. Tra le autorità sono stati presenti all’evento il sindaco di Monreale, Alberto Arcidiacono, il generale Rosario Castello, comandante della Legione Carabinieri Sicilia, e il generale di brigata Giuseppe De Liso, comandante Provinciale Carabinieri di Palermo, insieme con una folta rappresentanza di carabinieri del comando di Monreale.

La prefazione al volume, presentato ieri e pubblicato da Iod edizioni, è di Nino Di Matteo, che lo definisce un libro fondamentale in quanto non solo riporta alla dovuta centralità l’omicidio di Giuseppe Bommarito nel contesto in cui avvenne, ma ne ricostruisce le vere motivazioni. L’appuntato Bommarito, infatti, come è emerso ieri durante il dibattito aperto dalla presentazione del libro, soprattutto nel lungo e centrale intervento della sorella Francesca, non morì per caso, ma perché stretto e fidato collaboratore del capitano Emanuele Basile prima, di cui fu anche autista, e del capitano Mario D’Aleo in seguito, nonché bravo investigatore. Come tale aveva intuito la centralità di Monreale e l’alto livello di infiltrazione mafiosa nel territorio a partire dalla complicità politica e di pubblici amministratori. L’incontro di ieri ha aperto così al pubblico di Monreale presente in sala le pagine di un libro denso di ricordi che l’autrice con particolari documentati e importanti approfondimenti è riuscita negli anni a ricostruire per preservare e trasmettere alle nuove generazioni la memoria del fratello.

Monreale non può, infatti, e non deve dimenticare Giuseppe Bommarito che ha sacrificato la sua vita per portare avanti la sua missione ad ogni costo, pur essendo consapevole dei rischi cui andava incontro. La sua tenacia, la sua bravura investigativa e la sua salda presenza sul territorio a fianco di due capitani come Basile e D’Aleo gli costarono la vita e per questo fu ucciso.

Sperando che l’evento di ieri sia solo l’inizio di una serie di iniziative che mirino a non dimenticare una parte così importante della storia di Monreale, Francesca Bommarito ha lanciato in chiusura un forte messaggio alla città di Monreale: ''La storia di mio fratello Giuseppe non deve essere dimenticata. Spero che la testimonianza di questo libro sia portata nelle scuole di Monreale perché occorre partire proprio dai banchi di scuola per attuare una rivoluzione culturale che conduca soprattutto i giovani a non dimenticare una delle pagine più buie della storia di questa città’’.

Dopo trentanove anni dalla strage di via Scobar Monreale ritrova così un pezzo importante della propria verità storica in un libro che, come scrive l’autrice nelle conclusioni, ''tra le vostre mani è la mia più grande impresa come familiare di vittima innocente di mafia''.