Ci vorrebbe una vera rivoluzione culturale

Sono oltre 100 le donne uccise in Italia nel 2023

MONREALE, 25 novembre – Storie che si ripetono con frequenza, il copione è sempre lo stesso: “non accettava la separazione”, “era ossessionato da lei”; “era possessivo e geloso”. Tante similitudini negli omicidi delle 87 donne uccise in ambito familiare/affettivo, di queste - secondo i dati del Ministero dell’Interno - 55 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.

Sono oltre 100 le donne uccise in Italia nel 2023. Vittime di violenza mortale, uccise quasi sempre da uomini, loro amici, parenti, fidanzati, mariti. Storie drammatiche accomunate dallo stesso triste destino. È incredibile come ci sia un filo rosso fra tutte le storie di donne uccise. Non sono omicidi come gli altri: siamo di fronte a persone uccise in quanto donne. Cosa servirebbe? Una vera rivoluzione culturale nei rapporti fra uomini e donne.

Per creare un cambiamento culturale e contrastare efficacemente la violenza maschile sulle donne la prevenzione è fondamentale e richiede un impegno diffuso e multidimensionale che coinvolga tutti i livelli della società. Lavorare per combattere le discriminazioni e gli stereotipi legati ai ruoli di genere e al sessismo, che producono le condizioni contestuali favorevoli alla perpetuazione della violenza maschile.

Il potenziamento del Codice rosso è fondamentale: velocizzare le misure preventive e cautelari. Tempi più rapidi per la valutazione del rischio da parte della magistratura. Occorre un approccio multidisciplinare che coinvolga pm, giudici e forze dell’ordine. Rafforzare i quadri giuridici e ad aumentare la consapevolezza sulle lacune.
Ma è pur vero che una legge da sola non può salvare le vittime di femminicidio. Per fermare la violenza contro le donne bisogna intervenire sull'educazione di ragazzi e ragazze. Famiglie-scuola- chiesa sono fondamentali per il percorso educativo e per capire il rispetto per tutte le persone.

Per costruire un futuro in cui ogni donna possa vivere libera dalla violenza, servono programmi specifici a partire dalle scuole, che si estendano al contesto lavorativo e si riflettano nelle istituzioni legali e di sicurezza - sono le chiavi. Solo affrontando le radici del problema e agendo attraverso una sinergia di sforzi potremo costruire un cambiamento culturale concreto e duraturo.

La violenza maschile sulle donne è un fenomeno strutturale e come tale deve essere combattuto. Più finanziamento, quindi, per i centri antiviolenza, risorse continue, stabili e congruenti al bisogno crescente di ascolto, accoglienza, ospitalità, sostegno all'autonomia economica. Servono risorse per i servizi socio sanitari, per il sostegno all'occupazione, per tutto quello che è indispensabile alla rimozione dei vincoli all'accesso e alla permanenza delle donne sul mercato del lavoro, per le misure di sostegno al reddito. Finanziamenti per la formazione degli operatori sociali, sanitari e di giustizia e per contenere così la vittimizzazione secondaria, risorse per la diffusione culturale e per la prevenzione.

Porre fine alla violenza contro le donne riguarda tutti, nessuno deve voltarsi dall’altra parte pensando che la questione non sia direttamente di interesse personale. Bisogna eliminare le ineguaglianze e promuovere la parità tra uomini e donne. L'uguaglianza di genere che non è solo un diritto umano fondamentale, ma ha anche enormi implicazioni socio-economiche. Importante è l'accrescimento dell’empowerment femminile: le donne devono avere un reddito sicuro, un lavoro dignitoso ed essere autonome sul piano economico.