Palermo, in una cattedrale gremita l'ultimo saluto a Biagio Conte

Tantissima gente anche fuori. L'arcivescovo Lorefice: “E' stato un dono”

PALERMO, 17 gennaio – Una cattedrale gremita ha dato l'ultimo saluto a Biagio Conte, il missionario laico fondatore della Missione Speranza e Carità morto la settimana scorsa dopo una lunga malattia.

Centinaia di persone hanno affollato la chiesa e tante sono rimaste fuori dove è stato allestito un maxi schermo per consentire a tutti di seguire la funzione. Sul feretro, una semplice bara di legno chiaro, è stato posto un evangeliario e attorno fiori bianchi e gialli. A celebrare la funzione è stato l'arcivescovo di Palermo monsignore Corrado Lorefice. Presenti i familiari di Biagio Conte e, fra le autorità, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

Un "dono". E' così che l'arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice ha descritto Biagio Conte nel corso della sua omelia . "Ti ringraziamo, o Padre, per il dono che hai fatto alla città di Palermo, alla Chiesa e al mondo: il dono di un cristiano. Il dono di un fratello che ha creduto alla tua Parola fino alla fine e fino in fondo. Noi stamattina ti ringraziamo o Padre perché lo abbiamo incontrato, perché ce lo hai fatto incontrare". Un incontro, quello col missionario laico, "importante per me – ha sottolineato l'arcivescovo – per tutti noi, per tutta la Chiesa di Palermo, per tutti coloro che ha raggiunto col suo cammino e col suo sguardo, testimoni semplici e potenti del suo limpido innamoramento del Vangelo da saper turbare, interrogare, invitare altri all'innamoramento, quasi come fossero letteralmente capaci di spandere un profumo, il profumo di Cristo". Il "suo sorriso", prosegue, "portava il segno della Tua presenza".

"Il sorriso di chi comprende il faticoso travaglio del mondo, di chi è pronto a dedicare la sua cura benevola ad ogni creatura e però su tutte predilige quelle che gli altri dimenticano, quelle che la storia calpesta: i più poveri, i più fragili, quelli che si sono smarriti e, come a Biagio stesso era accaduto, sono alla ricerca di una via altra''. Perché "Fratel Biagio, Padre, tu lo sai, era un lottatore. Un mite, potente lottatore. Lottava con l'arma del digiuno per tendere al massimo la sua forza umile e non violenta. Lottava così per insegnarci che è possibile combattere ogni forma di violenza e non essere violenti, portare la Croce di Cristo e la croce del povero, soffrire e donare gioia e speranza".