Il gruppo folk Trinacria Bedda di Monreale domani a la ‘Festa di li schietti’ a Terrasini

La manifestazione andrà avanti fino al giorno di Pasquetta

TERRASINI, 30 marzo - Il Gruppo folk Trinacria Bedda di Monreale domani pomeriggio si esibirà a Terrasini con canti e balli della tradizione siciliana per le vie della città in occasione della Festa di li Schietti. Altri gruppi folk saranno presenti alla manifestazione.

La Festa di li Schietti unica nel suo genere, che richiama ogni anno migliaia di appassionati visitatori. Questa manifestazione, che coinvolge tutta la cittadinanza e richiama centinaia di turisti, ha come protagonista indiscusso l’albero.
È una prova di destrezza con la quale il giovanotto schetto (scapolo) dimostra la sua abilità e la forza fisica in modo da impressionare la ragazza dei suoi sogni e arrivare a conquistarne il cuore. Per far ciò egli solleverà un albero di arancio amaro del peso di 50/55 Kg e, mantenendolo alzato e in equilibrio con una sola mano, lo farà roteare più tempo possibile, dimostrando la sua forza e la sua virilità.
La festa, che non ha origini antichissime, risale dalla seconda metà dell'800 ai primi del '900 e richiama le feste primaverili pagane dedicate ad Adone e collega l'inizio dell'equinozio con le ricorrenze pasquali e il trionfo della vita. È la festa della rinascita dove l'albero rappresenta la vegetazione ed è partecipe della natura intera come simbolo della fecondità che si rigenera senza interruzione. La festa viene organizzata da un comitato anticamente chiamato Dubitazione, costituito da un gruppo di scapoli che ha il compito di redigere il programma della manifestazione. Il rituale vero e proprio comincia il Sabato Santo quando, il comitato degli schietti, si reca in uno dei giardini di Contrada Paternella, per il taglio dell’albero.

L’autenticità della celebrazione è garantita dalla cerimonia del taglio e da quella del sacrificio del montone. Si prepara così un banchetto a cui tutti sono invitati a partecipare per la tradizionale manciata a base di carne di castrato e sarde arrostite, il tutto accompagnato da un buon vino locale. Come accennato viene scelto un melangolo (arancio amaro) perché ha una resistenza maggiore rispetto ad altri agrumi, come il limone, e pertanto resiste meglio alle innumerevoli cadute a terra durante la gara. Al melangolo, inoltre, anticamente venivano riconosciute delle virtù taumaturgiche e mediche e si diceva che il suo frutto fosse indispensabile alle donne incinte. La deferenza con cui viene trattato l’albero a tutt’oggi è legata alle sue virtù naturali.
Dopo essere stato tagliato l’albero è opportunamente addobbato con fazzoletti rossi(di quelli usati dai contadini), nastri colorati e ciancianeddi, cioè campanellini usati per i finimenti dei cavalli. Anticamente nell’albero venivano disposti i cosiddetti aineddi, piccoli ornamenti costituiti da figure di agnellino modellati con formaggio tenero. Così addobbato l’albero viene portato in giro su di uncarro trainato da un cavallo riccamente bardatocon finimenti per le feste. A seguito del carro si riunisce una folla di ragazzini e di giovani che accompagna il comitato degli schietti. Ed è già il momento in cui si cominciano a fare i primi commenti sul peso e la robustezza dell’albero e, quindi, sull’abilità dei giovani nel cimentarsi nell’alzata. Tutto questo crea già un’ansia di gioia genuina che si propaga per tutta la popolazione, determinando un entusiasmo generale. Quindi l’albero arriva all’inizio del paese dove lo attende la banda musicale.

Finalmente arriva la domenica e fin dalle prime ore dell’alba gli schietti lavorano per dare gli ultimi ritocchi all’albero, pronto così a ricevere la benedizione del parroco del Duomo dopo la celebrazione della prima Messa. Inizia così il suo viaggio per le vie del paese dove, chi lo desidera, può alzare l’albero versando un’offerta. Le finestre, i balconi ed i terrazzi si riempiono di donne, bambini ed anziani desiderosi che almeno un’alzata dell’albero gli sia dedicata. L’alzata più importante, comunque, è quella che viene fatta sotto il balcone della fidanzata, la zita. Anticamente l’alzata era circoscritta ad una dichiarazione d’amore, quasi un’anticipazione alla parlata tra i genitori dei ragazzi che stabiliva l’impegno d’amore dei propri figli. In questo caso l’alzata dell’albero rivestiva un’importanza decisiva, perché la buona riuscita della prova poteva far nascere ammirazione o meno da parte della ragazza per la prestazione del ragazzo.
Mentre un tempo la festa si concludeva all’ora di pranzo della domenica, oggi l’alzata dell’albero continua nel pomeriggio in piazza Duomo con l’intervento di commissioni giudicatrici che alla fine della gara assegnano i premi ai vincitori, ovvero a coloro i quali riescono a tenere alzato l’albero per più tempo. Caratteristico è l’abbigliamento dei giovani schietti che indossano dei tipici costumi, ispirati a quelli degli antichi siciliani dell’agrigentino, che prevede pantaloni e gilet di velluto nero, camicia bianca, foulard rosso, dei “pon pon” anch’essi rossi che fungono da cravatta e, infine, un berrettino rosso.