Letizia Battaglia, una di noi

Palermo piange una grande artista, testimone diretta degli anni più bui della sua storia

PALERMO, 15 aprile – Le sue fotografie, eredità culturale di immenso valore, hanno contribuito a costruire l’indelebile, doloroso immaginario visivo e simbolico di ciò che la mafia è stata nella nostra terra. Grazie ai suoi scatti il mondo intero è venuto a conoscenza dell’odio, del sangue, della crudeltà che per lungo tempo furono pane quotidiano delle strade di Palermo. 

I suoi scatti ebbero però come soggetti anche donne, poiché era necessario “essere solidali nei loro confronti, contro una società maschilista che le vuole sempre giovani e belle e che le ingabbia in un ideale di amore che, in realtà, è solo possesso”, e bambine, probabilmente per la sua infanzia per sempre rubatale da una violenza. Una vita per i diritti civili, un’esistenza condotta nella passione per la sua professione di fotoreporter che le valse anche il prestigioso Premio Eugene Smith, nel 1985.

Gli obbiettivi delle macchine fotografiche di Letizia Battaglia, scomparsa mercoledì all’età di 87 anni, hanno catturato istanti che rimarranno per sempre eterni nella memoria collettiva: il corpo del magistrato Cesare Terranova, crivellato di colpi d’arma da fuoco; quello di Piersanti Mattarella, poco dopo l’attentato che gli tolse la vita, nel momento in cui veniva sostenuto dalle braccia disperate del fratello e presidente della Repubblica Sergio; il boss Leoluca Bagarella durante il suo arresto, mentre, dimenandosi, cercava di sfuggire alla presa degli agenti e lanciava uno sguardo torvo a chi lo stava circondando; la bambina con il pallone da calcio, dagli occhi nerissimi e accigliati; Felicia Bartolotta Impastato, candida nel suo dignitoso lutto per l’uccisione del figlio Peppino; Rosaria Costa, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, morto nella strage di Capaci; e tante, troppe donne a cui la violenza mafiosa aveva sottratto mariti, fidanzati, figli, fratelli, nipoti, nei drammatici attimi in cui ne piangevano ancora la scomparsa.

Sarebbe impossibile provare anche solo a immaginare gli avvenimenti tragici scaturiti dai crimini di Cosa Nostra senza la lunghissima opera di Letizia Battaglia, senza le sue fotografie, pulsanti dei più disparati sentimenti umani. Fotografie che parlano, urlano, sussurrano, grondanti di emozioni e passioni che è possibile sentire soltanto osservandole. Mille vite, in una sola: arrivederci, Letizia, e grazie di cuore.