Omaggio al sublime Nino Manfredi ed ai suoi “Brutti, sporchi e cattivi”

Quelle serate del 1982 con la figlia Roberta in piazza Guglielmo

Non ho conosciuto dal vivo il mitico Nino Manfredi, ma giuro di essere stato un fraterno amico di Roberta, figlia bellissima e profonda del grande Nino. Con Roberta Manfredi ho realizzato nel 1982 a Monreale due grandi iniziative private in piazza Guglielmo, denominate “Musica nel Territorio”.

In sintesi promuovevo grandi gruppi musicali siciliani, con ospiti eccezionali come Rosa Balistreri ed Ignazio Buttitta. Ho sempre cercato nelle mie iniziative culturali, di valorizzare le energie più talentuose della nostra Sicilia, in ambito musicale e letterario; amavo chiudere i miei show, con un mixer complesso denominato “Tribuna Politica” ed amavo sadicamente fare confrontare i politici monrealesi del 1982 sui temi più scottanti della politica locale e nazionale. Roberta Manfredi eccezionale e ferrata nel dibattito, conduceva la tostissima tribuna politica seguendo il protocollo di domande impossibili, concordate il giorno prima al Park Hotel Monrealese. Che dire? Un pubblico, monrealese e palermitano, meraviglioso che sapeva applaudire, lanciare le uova e solenni rimbrotti contro i politici che non condivideva.

Oggi nella mia Monreale chiaroscurale, non si ripeteranno più queste manifestazioni culturali che scatenavano l’animosità popolare ed il consenso dal basso. Ormai viviamo in tempi di calma piatta degli schieramenti politici, che se la suonano e se la cantano in perfetta solitudine. Chiedo venia per i miei ricordi e mi dedico interamente al sublime Nino Manfredi ed al suo film capolavoro “Brutti Sporchi e Cattivi” uno spaccato rivoluzionario sul sottoproletariato romano ed i suoi mille rimedi assurdi per sopravvivere. Pier Paolo Pasolini è stato il vero teorico del film di Manfredi con il suo incipit nelle “Vie Nuove” e nella sua sublime poesia “Desiderio di ricchezza del sottoproletariato romano”: Li osservo questi uomini, educati ad altra vita che la mia, frutti di una storia tanto diversa e ritrovati, quasi fratelli, qui, nell’ultima forma storica di Roma. Li osservo ed in tutti c’è come l’aria di un buttero che dorma armato di coltello; nei loro succhi vitali è disteso un tenebroso intenso, la papale itterizia del Belli, non porpora ma spento peperino bilioso cotto. La biancheria, sotto, fradicia e sporca; nell’occhio l’ironia che trapela il suo umido, rosso, indecente bruciore. La sera li espone in casupole e catapecchie, in muretti e finestrelle perse nel silenzio. La prima delle loro passioni è il desiderio insulso di ricchezza, torbido come le loro membra non lavate e privo di ogni pudore. Essi bramano i soldi come zingari, mercenari e buttane. Sono usciti dal ventre delle loro madri.
COPYRIGHT©BY SALVINO CAPUTO