Il mantello di Re Ruggero creato dai ragazzi della Veneziano

La realizzazione curata dall’insegnante Romina Lo Piccolo e da uno staff di mamme. LE FOTO

MONREALE, 31 maggio - Il Tiraz, opificio tessile di età arabo-normanna, come metafora di incontro fra culture che intrecciano trame e fili di tessuti, ma anche di Storia e storie. L’idea, nata da un’intuizione della docente di Lettere Romina Lo Piccolo, ha seguito un percorso che si è snodato lungo l’anno scolastico, in I C, con la preziosa collaborazione di tre mamme, Luisa Maenza, Daniela Terrasi e Benedetta La Corte, coadiuvate da Rosy Basile, assistente igienico-sanitario.

L’ “equipè”, guidata dalla professoressa Lo Piccolo, ha realizzato il celebre mantello di re Ruggero, oggi conservato a Vienna, l’Alba di Guglielmo I, il camaleuco di Costanza d’Aragona, tutti elementi frutto della manodopera interetnica del Tiraz, spostato all’interno di Palazzo dei Normanni per volontà di Ruggero II; con diversi materiali, i ragazzi hanno anche creato un “mosaico” raffigurante l’incoronazione di Guglielmo II, come descritta in cattedrale.
Un percorso sinuoso e lungimirante che ha rintracciato le tappe della “tessitura”, nella duplice accezione del racconto e del tessuto, a partire da Penelope, passando per il Tiraz, la poesia di Ibn Hamdis, la gastronomia influenzata dagli arabi, fino ad approdare alla musica di Franco Battiato, grande ammiratore del poeta siculo-arabo. Un iter affidato ai ragazzi che hanno descritto i lavori realizzati, i connettivi storici, letto versi, fino alle note di “Aurora” di Battiato. In un’atmosfera corale che ha visto la partecipazione di tutti gli alunni della I C.

Guidati per mano dalla loro insegnante, hanno introiettato contenuti ministeriali, riletti in chiave moderna e creativa, che, forse, non dimenticheranno mai più; per certo rimarrà indelebile nella loro memoria l’emozione di condividere con i genitori e gli amici un’esperienza unica, davanti agli occhi soddisfatti e ammirati della dirigente Beatrice Moneti. Un tentativo riuscito di didattica innovativa e visionaria, senza manifesti programmatici, ma semplicemente attuata.
“Voglio sottolineare – ha spiegato la docente Lo Piccolo – che non è stato uno spettacolo o una recita di fine anno, ma un momento in cui i ragazzi hanno avuto la possibilità di inverare quanto appreso e studiato. Questo momento, oggi, non sarebbe stato possibile senza la preziosa collaborazione delle mamme che mi hanno seguito senza remore, nel momento in cui ho proposto l’input. Un percorso che non è una linea, ma un poliedro con tante sfaccettature, perché non ci siamo occupati di storia “strictu sensu” ma di tanti risvolti, poesia, gastronomia, arte, musica; un percorso che consentito di elaborare il nostro “testo”, nel senso etimologico di “textus”, cioè intreccio”.
Soddisfatta la dirigente Moneti: “Questi risultati strepitosi sono resi possibili dalla collaborazione fra i docenti, le famiglie e la dirigenza e quando i genitori, oltre agli allievi, si lasciano coinvolgere dall’entusiasmo dei nostri insegnanti”.