Scuola Veneziano, grande emozione ieri con la drammatizzazione del passaggio di Garibaldi da Monreale

L’iniziativa ieri in occasione di “Storie di Libri tra Palermo e Monreale”. Il lavoro scritto dall’insegnante Romina Lo Piccolo. LE FOTO

MONREALE, 25 novembre – Grande emozione, ieri pomeriggio, con i ragazzi della III C della scuola media “Antonio Veneziano”, impegnati nella drammatizzazione del passaggio di Garibaldi sul nostro territorio. Guidati dalla docente di Lettere Rosalba Campanella, gli studenti hanno messo in scena una pièce, interpretando un testo ideato e scritto dall’altra docente di Lettere Romina Lo Piccolo.

Per redigere il copione l’insegnante ha attinto a documenti custoditi all’interno dell’Archivio storico comunale, in cui si racconta una storia inedita che ha visto il monte Caputo teatro di un’azione diversiva ordita da Garibaldi, nel tentativo di raggiungere Palermo.
“Colgo l’occasione – ha detto la docente Lo Piccolo – per rivolgermi all’amministrazione affinchè si attivi per salvare alcuni importanti documenti contenuti in archivio minacciati dall’umidità. La storia che abbiamo drammatizzato è stata strappata all’oblio grazie a documenti ritrovati dai due archivisti Roberto Cervello e Tony Corso che voglio ringraziare; oggi sappiamo che la nostra città pagò un alto tributo in termini di sangue per consentire a Garibaldi il successo della sua impresa”.

Di fronte ad un plastico, si sono avvicendati Garibaldi, Nino Bixio, Rosolino Pilo e un coraggioso Castrenze, giovane ardimentoso nato dalla fantasia della professoressa Lo Piccolo, così come una lettera d’amore scritta da Rosolino Pilo alla sua amata, la notte prima di morire.
Leit motiv della giornata di ieri il Risorgimento. Alla drammatizzazione è seguito, infatti, un incontro sulla Rivoluzione del 1848 a Monreale, con la partecipazione di Tony Corso, don Giovanni Vitale (direttore dell’archivio storico diocesano) e Salvatore Venturella. Scartabellando in archivio è emerso che il popolo di Monreale si sollevò due giorni dopo Palermo, nei moti del 48; dopo avere chiesto alla guarnigione borbonica di abbandonare la città, ricevendone un rifiuto, assaltò il carcere, occupò il municipio e costrinse l’arcivescovo alla creazione di un governo provvisorio di cui facevano parte artigiani. Coloro che guidarono la rivolta, personaggi quali Turi Miceli e Salvatore Caputo, respinsero gli assalti da Palermo. Entrambi sono definiti in alcuni documenti come appartenenti alla mafia, aprendo un margine di discussione sul significato di questo termine nell’Ottocento e sul ruolo che ebbe nelle vicende risorgimentali.
Maria Modica