Volantini diffamatori contro monsignor Pennisi, le indagini vicine alla conclusione

Le ricerche dei carabinieri portano a Borgetto. Solidarietà al prelato

MONREALE, 23 maggio – Sembrano ad un punto di svolta, molto prossimo alla conclusione, le indagini condotte dai carabinieri sulla diffusione dei volantini comparsi ieri a Monreale contro l’arcivescovo monsignor Pennisi,. L’autore, come si apprende da fonti vicine all’Arma sta per essere smascherato.

Ma facciamo un passo indietro: su alcuni muri del centro abitato monrealese, nella giornata di ieri, l’arcivescovo veniva fatto oggetto di ingiurie ed offese. Volantini diffamatori che non lasciavano spazio all’immaginazione: “Monsignor Michele Pennisi Protettore dei mafiosi, della Coop sociale Cristo Pantocratore e della C.T.A. di Romitello Borgetto”. Questo il testo.
Parole che, ovviamente, hanno suscitato lo sdegno dell’opinione pubblica ed hanno fatto scattare una denuncia contro ignoti, sporta dal prelato.
Con la Coop sociale “Cristo Pantocratore”, tra l’altro, così come egli stesso ha affermato, Pennisi non ha mai avuto rapporti, se non quelli di una visita pastorale nel 2017. Né, peraltro, la coop risulta aver mai avuto problemi do sorta, atanto da essere accreditata presso il Servizio Sanitario Nazionale per l’assistenza a categorie svantaggiate quali, ad esempio, soggetti con patologie psichiche.
Le indagini dei militari portano diritte a Borgetto e non è escluso che nelle prossime ore, l’autore del messaggio diffamatorio possa avere un nome e un cognome.
Sulla vicenda, frattanto, è intervenuto il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono, che ha espresso la sua solidarietà
nei confronti di monsignor Pennisi. “Ho avuto contezza – ha dichiarato Arcidiacono – di un volantino avente ad oggetto accuse estremamente proditorie e diffamanti, rivolte a monsignor Pennisi, frutto di una totale misconoscenza della storia dell'uomo e del prelato, a cominciare da un episodio che definirei emblematico, risalente al 2007, quando si rifiutò di celebrare in cattedrale il funerale di un boss mafioso ucciso in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine. Un uomo che è stato anche sotto scorta per aver subìto minacce di morte dalla compagine mafiosa gelese, al quale pertanto andrebbe dimostrata la massima e incondizionata gratitudine per il suo operato, invece di renderlo oggetto di accuse nauseabonde ispirate da chissà quali intenti mefitici, esprimo pertanto il mio sdegno per l'accaduto e la mia più sentita e profonda solidarietà a monsignor Pennisi".